Uno dei modelli di produzione e diffusione culturale cui siamo abituati prevede lo sviluppo di conoscenze nei ricchi Paesi industrializzati e l’esportazione poi, sotto forma di consulenze o di aiuti, nei Paesi poveri in via di sviluppo. Per qualche tempo, questa è stata l’egemonia culturale del nord globale sul sud globale.
Ecco perché l’approccio di TYIN tegnestue è così insolito, e potrebbe essere l’indizio di un cambiamento tanto atteso e necessario nel paradigma. Gli architetti del team, subito dopo la laurea, hanno deciso di trasferirsi in contesti sottosviluppati, non per aiutare ma per imparare. Nel caso dell’ambiente costruito, sembra che lo scambio di informazioni e conoscenze possa avvenire in entrambe le direzioni. I Paesi del primo mondo possono aver sviluppato una conoscenza teorica e astratta, ma quelli del terzo mondo hanno creato una serie importante di conoscenze empiriche e pratiche. E, per come sono coinvolte nel processo, queste conoscenze appaiono maggiormente in grado di produrre un punto d’incontro tra i luoghi e le comunità. E il coinvolgimento della comunità diventa sempre più cruciale. Le competenze e le conoscenze considerate informali o secondarie potrebbero diventare essenziali nei nuovi scenari che il mondo deve affrontare oggi. La capacità di gestire la scarsità di tempo e denaro in condizioni dinamiche e in rapido mutamento, di adattare i mezzi al fine – ma anche il fine ai mezzi – abilità tipiche degli slum, non sono molto diverse da quelle necessarie per gestire la crisi dei migranti.
Lo studio TYIN tegnestue, che ha sede in Norvegia, si è consapevolmente appropriato di logiche e strategie del mondo in via di sviluppo integrandole nel proprio lavoro. Per usare le loro stesse parole, l’approccio prevede “concretezza nell’astrazione”. Ne risultano movimenti precisi, campi d’intervento appropriati, una certa irriducibilità nella risposta. Essi applicano queste lezioni a un progetto che si confronta con una natura possente. L’atteggiamento è fondamentale: per il tipo di sfide che dobbiamo affrontare, si dovranno trovare risposte nuove e ricche d’immaginazione. Chi avrebbe mai pensato che il sud del mondo fosse una grande fonte di strategie adatte a questo scopo?