La prima cosa a cui colleghiamo l’idea di sostenibilità è l’uso di materiali edilizi che siano molto efficaci nell’isolare lo spazio interno da quello esterno, riducendo la quantità di calore indesiderato e la perdita di energia. Il concetto di sostenibilità fu principalmente inventato nell’emisfero settentrionale, perciò in origine mirava soprattutto a mettere a punto strategie per la riduzione della bolletta del riscaldamento: doppio o triplo vetrocamera, doppie pareti con camera d’aria, vari strati di prodotti isolanti, soluzioni per evitare ponti termici. Nel tempo il concetto si ampliò includendo un’attenzione alla carbon footprint dei materiali edili: quanta energia era necessaria per creare tale materiale? Giunse quindi una terza fase, in cui fu introdotto il concetto di riciclo: diminuire la quantità di rifiuti da smaltire dopo che l’edificio ha completato il proprio ciclo vitale. Riciclare, tuttavia, implica demolire, selezionare materiali e trasferirli, tutte operazioni che innalzano il consumo di carbonio e di energia, compromettendo la logica del modello. Gli incentivi possono risultare perversi, in quanto rendono le cose talmente disponibili da provocare un forte aumento del consumo.
Christ & Gantenbein hanno la loro sede in Svizzera, un Paese sviluppato. Tuttavia, invece di adagiarsi sul fatto che quasi tutte le necessità basilari hanno trovato risposta, questi architetti hanno scelto di orientare il proprio lavoro nella direzione che la sostenibilità dovrebbe verosimilmente intraprendere. Il loro obiettivo è contribuire alla salvaguardia dell’ambiente facendo in modo che le cose durino più a lungo. Pertanto essi concentrano l’interesse sull’ammortamento dell’energia utilizzata nel processo edilizio progettando un tipo di architettura che sia, appunto, in grado di durare più a lungo nel tempo. Ciò significa costruire in modo che la realtà fisica dell’edificio resista meglio e si mantenga in buone condizioni non soltanto per decenni ma, auspicabilmente, per secoli. La vera sfida, tuttavia, non è soltanto quella di creare una struttura fisicamente resistente nel tempo (in grado di invecchiare bene), ma di far sì che possa anche essere valida per altre generazioni. Si tratta, cioè, di una sfida sia tecnica sia culturale.
È attraverso questa doppia lente che andrebbe valutata l’affermazione di Christ & Gantenbein al concorso per il Kunstmuseum Basel. Non solo il museo è realizzato con materiali che durano più a lungo, ma in esso si è anche esplorato un linguaggio architettonico in grado di resistere all’obsolescenza. Il carattere dell’edificio, il suo nucleo intangibile, risolve l’equazione con precisione e austerità.
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