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Mostre a Livorno, Oggetto 16

Carla Lonzi[1963] - 05 febbraio 1964

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italia

Cinque stesure del testo A Livorno: l'informale in Italia fono al 1963, analisi della mostra abbinata alla VII edizione del Premio Modigliani, letto alla trasmissione letteraria radiofonica "L'Approdo" il 13 maggio 1963 e lettera della Soprintendenza alle Gallerie Roma II - Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea con richiesta del suddetto testo al fine di una pubblicazione. Si conserva inoltre un invito alla mostra di Natale Filannino, dal 18 aprile al 30 aprile 1956 alla Casa comunale della cultura di Livorno.

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  • Titolo: Mostre a Livorno, Oggetto 16
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: [1963] - 05 febbraio 1964
  • Trascrizione:
    n questo disperderci per le regioni: o Roma, o To- scana, o Lombardia occhessoio, noi che siamo nati ed abbiamo vissuto fanciullezza e gioventù nel sud, ci incon- triamo dopo anni come avventura. Ma Natale Filannino è a Livorno solo perchè espo- ne i suoi quadri a « La casa della cultura » - istituzione culturale del Comune ormai nota un po' dovunque per lodevolissime ed interrotte iniziative. Egli non vive più a Barletta, in Puglia, però: con dieci anni di ritardo, rispetto a coloro che intraprendono un professionismo nel campo delle arti, egli ora fa il pittore a Firenze. Anziano studente ha frequentato con tutta umiltà modeste scuole di disegno e quindi l'Accademia di Piazza S. Marco a Firenze, ed ora eccolo impegnato a fondo a far bene – il meglio possibile — nella sua pit- tura come un suo qualche non lontano parente in Puglia od in Calabria (dove è nato il nostro pittore) è impe- gnato a fondo a fare il meglio in un pezzo di ingrata terra dissanguata, col più duro possibile dei lavori senza un compenso vero, come per dovere astratto. Ricordare i suoi primi lavori di prima della scuola, di prima dell'impegno che si è assunto, duri di disegno, allarmanti di colore come pianure meridionali cotte di sole sopra le viti arse prive di acqua da due stagioni, Fi- lannino ci sembra un testardo, un tenace pieno di forza aspra, perchè sicuro di quello che può dare, conscio del frutto che può dare la sua fatica. Egli in un anno ha fatto per cinque anni; in uno, due, tre, quattro anni ha accu- molato lavoro su lavoro; celato ignoto a tutti, rifacendo quello che si fa a quindici anni a venti a venticinque anni. | giornali di Firenze lo dicono un giovane de « l'ultima leva >> (...?...) essendo un pittore nuovo che presenta tut- ta la sua produzione di venticinque o venti pezzi, quelli che non ricusa, che non respinge tra tutte le tele ed i car- toni che ha coperto di colore. Natale Filannino non ha intrapreso a lavorare a cin- quant'anni come l'Angelico o da quaranta come Gauguin, ma la sua pittura nasce quando egli è già uomo fatto ed è senz'altro pittura con dietro tutta la carica di esperienza del suo autore – che non fa accademia -- dei contatti umani lungo una non facile e non oziosa esistenza; della guerra; del lavoro vario e degli stenti anche. E la sua pittura anche se ancora ricerca, poesia in cerca di lin- guaggio, impegna troppa parte dell'uomo e delle sue capacità espressive. I quadri di Natale Filannino sono giudicati: sinceri ri- tratti o composizioni realistiche. E' vero anche questo, ma il più importante di questa pittura è fuori, al di qua od
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