E’ una pianta originaria dell’Oriente, ma diffusa in tutta l’area mediterranea. Può raggiungere un’altezza di 10-12 m e un’età media di oltre 100 anni. Il nome latino “morus” deriva dal celtico “mor”: nero (color del frutto). I Romani lo chiamavano “morus celsa”: moro alto, in contrapposizione alla mora di rovo. Era già conosciuto nel mondo classico per le sue virtù medicinali. Plinio narra che presso i Romani i frutti acerbi del gelso nero, portati addosso, arrestavano le emorragie, mentre quelli maturi uniti a miele, mirra e zafferano, erano consigliati per combattere il mal di gola e disturbi di stomaco. Di questa pianta parlano poeti latini, come Plinio e Orazio, e la troviamo raffigurata nelle pitture di Pompei. Particolari sono le sue false infruttescenze, dette “more”, che maturano in agosto-settembre: viola-nerastre, lucide, grosse e succose, hanno un sapore dolce acidulo. Le more sono utilizzate utilizzato sia come frutti da tavola, che come componenti di dolci e guarnizioni. Famosa è la granita di gelsi.
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