Nell’architettura Greca, Naos era il punto più sacro del tempio nel quale a nessuno era consentito l’accesso oltre una soglia definita, fino al suo nucleo più interno. L’opera di Esposito, che ne richiama certamente la sacralità,è strutturata come un grande cubo avente per pareti, telai rettangolari che richiamano alla mente immagini lontane, dell’architettura giapponese. Dentro c’è un secondo cubo e tra questi due corpi ha origine la luce intensa ed è quella che equivale alla luce del sole del sud ma anche dello spirito. Naos è un’opera dispensatrice di chiarore, ma anche di mistero, al tempo stesso pretende distacco e suscita riverente rispetto, ma anche tentazione suprema e fonte di curiosità e attrazione di addentrarsi. L’illuminazione che concede la facoltà di vedere, dona ricchezza di una visione interiore.