Cos’è oggi la città, per noi?...”
Forse stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana, e Le città invisibili, sono un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili. Oggi con la stessa tenacia si parla dell’annientare dell’ambiente naturale e della vulnerabilità dei grandi sistemi tecnologici che possono causare una catena di violazioni, paralizzando le intere metropoli. La crisi delle città troppo grandi è solo l’altra parte della crisi di natura”.
Italo Calvino, „Le città invisibili“
Italo Calvino in „Le città invisibili“
Colombia: Giornale di Letteratura e Arte
n. 8 (primavera/estate 1983), pp. 37-42
pubblicato da: Colombia: Giornale di Letteratura e Arte
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41806854
L’architettura oggi è diventata l’oggetto di migrazione e trasformazione dell’identità delle città. La cultura che ogni cittadino della città confronta con la propria origine, ha fatto sì che le città si unificassero e si trasformassero. Le città si sono trasformate in un grande specchio dove l’identità diventa collettiva rispetto alla globalizzazione – Terra di nessuno. In questa condizione l’uomo è in grado di riconoscere solo le differenze del contesto. La crescita delle città si può comparare con la natura che ci circonda... “la natura è una sfera infinita il cui centro è dappertutto, e la periferia da nessuna parte”, ...questa è l’immagine delle nostre città d’oggi, dove l’articolazione e la ripetizione della struttura della città in sottostrutture si ripete come riflessione dell’unità.
Essendo invisibili frontiere tra i paesi, le città diventano accessibili a tutti, esse sono stazione per passeggeri che liberamente portano con sè la cultura della propria origine. Le migrazioni con questo carattere temporaneo o continuo trasformano le città in corpi in cui l’attenzione nel foggiare manifesta il bisogno dell’accerchiamento locale. Le città diventano il luogo-non luogo!
L’architettura d’oggi si trova tra la separazione e la collettività, tra l’ironia e la sincerità. Le neccessità di separazione e di collettività non spariranno, ma abbiamo bisogno di confrontarci con la modalità del nuovo accesso che si trova nel mezzo.
“Città in uno specchio”, dove l’invisibile diventa visibile, dove gli orli non sono più margini, l’essere umano ha la possibilità di vedere la sua dimensione ontologica nella città e nel frattempo stabilisce una relazione tra il quotidiano e il divino, la mente annulla i confini tra la realtà e l’irrealtà. Guardare la città in uno specchio e scoprire la segreta dimensione della correlazione verticale e orizzontale con noi stessi è quel passo che rappresenta il superamento della realtà. La città in uno specchio è una manifestazione infinita che mette in rapporto la gente con l’Architettura, dove ognuno può vedere il suo riflesso nel volto di quella città immaginaria o invisibile.
Com’è realmente la città sotto quel denso involucro di costruzioni, che cosa contengono e cosa nascondono? Ci allontaneremo da esse e continueremo il nostro viaggio senza poterlo scoprire...
Prof. Dott. Aleksandar Radevski
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