Tra i protagonisti dell’Avanguardia italiana del secondo dopoguerra, Fabio Mauri è una figura che difficilmente si può racchiudere nella restrittiva definizione di artista visivo.Nell’ambito della sua multiforme produzione, all’inizio degli anni 2000, Mauri sviluppa una serie di opere realizzate come zerbini di grandi dimensioni. Oggetto umile, pensato per essere calpestato e accogliere polvere e sporcizia, ciascuno zerbino diventa per l’artista ambito privilegiato al quale affidare profonde riflessioni sulla vita, l’arte, la cultura e i rapporti umani, una di queste è Nessun segno particolare di cultura è fuori da un testo generale storico, e nessun
testo generale storico o interpretazione di mondo è fuori dall’enigma più
generale dell’universo.