Severini capisce precocemente che per le sue aspirazioni artistiche non poteva rimanere confinato nella sua cittadina natìa, seppur in Toscana. Quindi lo si trova, ancora adolescente, a Roma, dove frequenta lo studio di Giacomo Balla, e dal 1906 in una Parigi in grande ebollizione, allora incubatrice delle avanguardie prossime venture. In terra francese offre appoggio ai piani espansionistici dei futuristi con i quali firma il I Manifesto tecnico della pittura futurista, lasciandosi alle spalle l’iniziale formazione divisionista. A giudicare dalle opere di quegli anni la città lo conquista facilmente con le lusinghe delle sue strade affollatissime piene di negozi, i locali notturni di Montmartre, la vitalità dei balli dei caffè-concerto o l’atmosfera festosa dei luna-park. Sebbene in seguito prenderà un po’ di distanza dal futurismo italiano dichiarandosi più vicino ai movimenti francesi, c’è un tema che condivide senza indugi con il gruppo di Marinetti: la vertigine dellà velocità. Nel giro di pochi mesi, tra la fine del 1912 e l’inizio del 1913, lavora a una serie di quadri a olio e disegni a carboncino (Il treno nord-sud, 1912, L’autobus, 1913, Pinacoteca di Brera; La ferrovia nord-sud, 1913, coll. Rothschild, New York) che introducono una nuova percezione della città, riletta dalla prospettiva accelerata degli autobus e della ferrovia sotterranea che frullano insieme case, passanti, insegne e cartelloni pubblicitari. Nord-Sud, dove il segno – fra le due parole visualizza fin dal titolo la volontà di sintesi marinettiana, si ispira alla ferrovia metropolitana che tagliava Parigi collegando i quartieri della zona nord e di quella sud. Nell’opera viene esaltato il dinamismo meccanico nella percezione simultanea della velocità teorizzato dal Futurismo: la pennellata divisa ha ceduto il passo alla stesura per campiture uniformi che, nella compenetrazione dei piani, favoriscono una più chiara individuazione delle figure sedute, dei fasci di luce spioventi e delle insegne con i nomi delle stazioni.
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