Nato a Tamale, Ghana, nel 1986.
Vive e lavora ad Accra, Ghana.
Ibrahim Mahama ha iniziato la sua attività artistica con una serie di interventi incentrati su una politica di scambio e impegno. Mentre stava ancora studiando pittura e scultura all’Università di Scienze e Tecnologia di Kwame Nkrumah (laurea MFA, 2010), Mahama ha cominciato a lavorare con commercianti e venditori locali per realizzare un’installazione di grandi dimensioni fatta con i sacchi di iuta, onnipresenti nei mercati del Ghana. Collaborando sia con lavoratori migranti originari del nord del Paese che con altri studenti, l’artista ha elaborato un procedimento che ha coinvolto una vasta rete di soggetti che hanno partecipato attivamente alla realizzazione dell’installazione. Da allora la serie Occupation (2012) di Mahama si è ampliata, divenendo sempre più ambiziosa per dimensioni e sperimentazione, mantenendo al contempo un impegno su quei concetti di commercio, lavoro ed esportazione che legano il Ghana al resto del mondo.
Con il suo atto di rivestire, drappeggiare e appendere, Mahama usa e riattiva spazi dei mercati all’aperto, passerelle pedonali e vecchie stazioni ferroviarie del suo Paese. Il sacco di iuta, un materiale dal forte valore simbolico, è fabbricato nell’Asia sudorientale e importato in Ghana da compratori di prodotti agricoli. Questi sacchi sono utilizzati come contenitori per il cacao e per altre merci, prima di essere venduti e reimmessi nella catena della distribuzione e del consumo finale in tutto il globo. Poiché vengono contrassegnati con i nomi dei vari proprietari, i sacchi diventano un accumulo di narrazioni personali e collettive. Meno visibile è invece il loro valore storico, perche il cacao affonda le sue radici nelle più ampie traiettorie dell’economia politica e finanziaria del Ghana durante i periodi di colonizzazione e di indipendenza. La triste realtà è che i mercati attuali sono sia lo spazio per lo scambio dei prodotti, sia il fronte su cui si innescano la disuguaglianza sociale, lo sfruttamento del lavoro e la globalizzazione.
L’ultima installazione di Mahama, sviluppata per la Biennale di Venezia, crea, all’interno del Troncone dell’Arsenale, un corridoio in cui i sacchi di iuta grezzi portano nello spazio pubblico una dimensione tattile e sensoriale. Inserito nella struttura centrale della Biennale, Out of Bounds è uno spazio intermedio per la contemplazione della materialità all’interno della nostra realtà contemporanea. In definitiva, questo progetto esiste come componente viva, che diventa un organismo vivente nell’infrastruttura dell’esposizione. La narrativa profonda connessa al materiale può non essere evidente a prima vista, tuttavia la sua presenza forza l’osservatore a riorientarsi e a percepire questo ambiente fabbricato come uno spazio civico.
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