Paperwork, and the Will of Capital

Taryn Simon
Nata a New York, USA , nel 1975.
Vive e lavora a New York.

Taryn Simon usa la fotografia, il design e la narrazione per decrittare specifici sistemi culturali, schemi, codici di segreti e desideri. Questi tentativi, frutto di una ricerca metodica e meticolosamente annotati, mostrano come le tassonomie siano, più che scoperte, pure invenzioni. Nel 2007, Simon ha compilato un inventario di ciò che resta nascosto e lontano dalla vista entro i confini degli Stati Uniti. Confrontando quanti hanno il privilegio di accedere e quanti restano esclusi da questo diritto, la vasta collezione raccolta da Simon riflette e rivela ciò che e parte integrante della fondazione, della mitologia e del funzionamento quotidiano degli Stati Uniti. Nel 2010, per esempio, la sua sistematica documentazione di 1.075 oggetti sequestrati nell’arco di cinque giorni dagli agenti della dogana statunitense all’aeroporto JFK di New York ha mostrato i limiti della globalizzazione, in uno dei confini in cui le nazioni cercano di controllare il libero flusso di beni. Catalogando questi oggetti – dal contrabbando a popolari artefatti culturali – Simon mette a nudo un inventario dei nostri desideri, nostalgie e ossessioni.
Per la Biennale di Venezia, Simon ha creato dodici presse in cemento che chiama Paperwork, and the Will of Capital. Le pagine in queste presse fanno rivivere accordi, contratti, trattati e decreti storici pensati per influenzare sistemi di governo e l’economia. Negli archivi fotografici che documentano la firma di questi documenti, i potenti protagonisti degli eventi sono accostati a decorazioni floreali curate per trasmettere il significato di ogni evento. Le fotografie di Simon isolano le decorazioni floreali per sottolineare il loro ruolo di testimoni silenziosi della volontà umana di controllare il destino di nazioni, istituzioni e natura. Accostando i fiori al contenuto dei singoli accordi, il lavoro di Simon prende in esame l’allestimento stesso del potere: il modo in cui è creato, applicato, promosso e conservato.
Durante la mostra, ciascun lavoro pressato verrà aperto su due pagine. Sulla sinistra c’è la ricostruzione fotografica dell’artista di una decorazione floreale presente durante l’incontro per una firma storicamente significativa, insieme a un testo che contestualizza l’immagine dell’incontro.
I fiori che Simon usa nelle sue composizioni provengono dalla più grande asta mondiale del settore, quella di Aalsmeer (Olanda), dove i fiori dei mercati globali vengono venduti nelle fiorerie di tutto il mondo. Da Aalsmeer sono state importate nello studio di Simon oltre 4.000 varietà di piante, e l’artista ha ricostruito i bouquet per poi fotografarli in contesti ricreati in base ai documenti di archivio delle cerimonie originali.
Dopo aver fotografato ciascun bouquet, i fiori sono stati essiccati, pressati e cuciti in un erbario cartaceo, per poi essere collocati sulle pagine di destra. Questi “bouquet impossibili” – che, nello spirito delle nature morte fiamminghe radunano fiori che non avrebbero potuto fiorire simultaneamente prima dell’avvento delle nuove tecnologie – connettono le diverse narrazioni sociali, politiche, economiche e poetiche di Simon. Con questo gesto meravigliosamente sottile e intricato, Simon ripercorre i passi con cui la natura viene costretta al servizio dell’ego umano.