Il capriccio, o forse uno studio iniziale per un set teatrale, evoca un fantastico Campidoglio, visto attraverso una loggia a quattro arcate, incorniciato da colonne corinzie e animato da ornamenti e statue dorate. Il fulcro della composizione in cima alle scale è un monumento equestre che ricorda Marco Aurelio, inserito sotto un arco trionfale. Il lavoro potrebbe essere stato fatto immediatamente dopo il soggiorno di Canaletto a Roma ((1718-1720), dal momento che dispiega un vero repertorio di antiche rovine. L'attribuzione all'artista, tuttavia, è stata ampiamente discussa dagli studiosi. Il dipinto entrò nell'Accademia sotto il nome di Canaletto, attraverso il lascito del pittore Domenico Pellegrini (1840). Lo studioso Stefano Susinno lo ha riconosciuto come un esempio unico nell'opera di Canaletto, per via del disegno, dei punti di luce e delle somiglianze con un capriccio conservato alle Gallerie dell'Accademia di Venezia e con un secondo dipinto, delle stesse dimensioni, conservato a Colonia. [V.R]