La Pomona qui esposta è uno degli esemplari della ricca serie di prorompenti figure femminili che rappresentano la dea romana dei frutti e dei giardini: uno dei temi preferiti dello scultore toscano, affrontato per la prima volta nel 1938, nei primi anni del suo percorso artistico, con diverse varianti compositive. Nella Pomona la forma è sintetica, tutta risolta in se stessa, e va a costituire una struttura unitaria. Per Marini diviene per fondamentale la scoperta e l’incontro con l’arte etrusca, che conosce al Museo Archeologico di Firenze, dove certamente entra in contatto anche con l’arte egiziana, di cui il museo vanta una ricca sezione, seconda in Italia solo al Museo Egizio di Torino. Le radici dell’arte di Marini affondano in questa classicità italica, che dà forma alla sua essenza mediterranea, se non propriamente toscana, etrusca. Sarà egli stesso ad affermare: «No, io non sono ispirato [dall’arte etrusca] io sono etrusco!». Testo di Michela de Riso