Il dipinto presenta una materia fusa e pastosa, un carattere spiccatamente sentimentale della figura, velata di una sottile malinconia adolescenziale, e un'astratta essenzialità. La finezza psicologica e la morbidezza del modellato contrastano non poco con la resa grossolana e semplificata della mano e del saio, suggerendo che Caroto si sia limitato a inserire l'ovale del volto su un fondo preparato da altri. La cocolla nera indossata dal giovanissimo frate rivela che egli apparteneva alla congregazione benedettina di Santa Giustina, fondata nel 1408 da Ludovico Barbo presso l'omonimo cenobio padovano. Fin dal 1442 essa si era insediata a Verona nel monastero dei Santi Nazaro e Celso, che resta la provenienza antica più probabile di questo dipinto.
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