Ambrogio Zonda non beneficia direttamente l'Ospedale Maggiore. Lo fanno invece i figli, Enrico e Emilio, ai quali si deve, nel 1913, il finanziamento totale del Padiglione che porta il loro nome, inaugurato nel 1915 e nato, su impulso del dottor Baldo Rossi, per accogliere "120 malati di chirurgia acuti" e "far fronte ai gravissimi inconvenienti derivanti dall'affollamento" degli altri reparti. Con il lascito di Emilio, che muore dopo Enrico, alla Ca' Granda pervengono anche beni personali, opere d'arte e oggetti della splendida abitazione di Foro Bonaparte, tra i quali è inventariato anche questo ritratto del padre Ambrogio, facoltoso induustriale vinicolo, di cui i due fratelli proseguirono l'attività. Il formato ovale denuncia la provenienza "esterna" del dipinto, opera di Giovanni Barbaglia, databile intorno al 1885. Sempre di Ambrogio, e sempre di provenienza "esterna", nelle Raccolte Ospedaliere ci sono altri due ritratti "di famiglia" del padre degli Zonda, opera di Antonio Pasinetti, dei quali il quadro di Barbaglia costituisce il prototipo, che venivano tenuti da Emilio l'uno nella villa di Porto Ceresio (Varese), l'altro nel suo studio milanese in Viale Monte Santo, e che giungono nel 1931 con l'eredità di Emilio.