Amos Cipolla, lodigiano, rimasto orfano di madre a 4 mesi e di padre a 18 anni, lavora dapprima come panettiere, poi tenta con successo l’attività di mediatore immobiliare; apre in un secondo tempo un negozio di alimentari, lavorando anche come perito giudiziario. Il grande affetto della sua vita è la figlia Ambrogina, che muore purtroppo giovane di un’improvvisa malattia. Il padre nel 1939 destina in sua memoria 100.000 lire all’Ospedale Maggiore. La commissione del ritratto viene affidata a Enrico Sacchetti, che rifiuta, perché, trasferitosi a Firenze era nell'impossibilità di eseguire il ritratto dal vero. Allora, su indicazione dello stesso benefattore, si assegna l'incarico ad Augusto Colombo, fissando il compenso e la consegna. E quando Amos Cipolla esprime il desiderio che nel quadro compaia anche la figlia, Colombo adegua la parcella, chiedendo 2000 lire in più. Il quadro appare meno felice di altri dello stesso artista: l'accostamento di due figure, una dipinta dal vivo l'altra avendo a modello una fotografia genera tra i due soggetti discontinuità e rigidità compositiva. Anche l'ambiente, dipinto con colori freddi e campiture molto definite, non aiuta a creare un'atmosfera di quotidianità e naturalezza: identificabile in uno scorcio della Piazzetta dei Leoncini con la fiancata settentrionale della Basilica di San Marco a Venezia, probabile ricordo di un viaggio felice del benefattore con la figlia, appare come una quinta teatrale, sulla quale i due personaggi sembrano ritagliati.
Visual arts: ti interessa?
Ricevi aggiornamenti con il tuo Culture Weekly personalizzato
Ecco fatto
Il tuo primo Culture Weekly arriverà questa settimana.