Angelo Gatti (1875-1948), nato a Capua da padre piemontese, si avvia alla carriera militare per tradizione familiare. Esordisce nella scrittura come saggista si storia militare, ma essendo un grande cultore di letteratura, spazia come scrittore in generi diversi, dal romanzo ai racconti e persino alla poesia. Collabora a lungo come giornalista con il "Corriere della Sera" sotto la direzione di Luigi Albertini. Durante la prima guerra mondiale è Capo dell'Ufficio Storico del generale Luigi Cadorna. Si dimette dall'esercito dopo la conclusione del conflitto per volere della moglie, l'amatissima Emilia Castoldi (a sua volta benefattrice dell'Ospedale Maggiore), conosciuta una sera alla Scala, immortalata nel romanzo "Ilia e Alberto" e di cui rimane vedovo nel 1927. Dirige per Mondadori dal 1924 al 1935 un'opera monumentale in 32 volumi sulla prima guerra mondiale. Seguendo l'esempio della consorte, nel testamento dispone un lascito di 250.000 lire in favore della Ca' Granda. Il fratello Carlo, grande esperto di musica e Sovraintendente del Teatro alla Scala, a lui legatissimo, aggiunge una somma a titolo personale (ha, a sua volta, un ritratto nella Quadreria) e dona ben due ritratti dello scomparso. Il primo, opera di Cesare Fratino, il secondo, questo, eseguito da Nicola Benois, famoso scenografo del tetaro lirico milanese, che chiede di poter conservare nella sua abitazione fino alla morte. Il dipinto entra a far parte delle Raccolte Ospedaliere nel 1961.
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