Aristide De Togni (1827-1884), rappresentante di merletti, riesce a aumentare il modesto patrimonio familiare con fruttuose operazioni in Borsa. Nel suo testamento beneficia parecchi Istituti e Enti assistenziali (come molti benefattori dell'epoca, anche la Poliambulanza delle specialità medico-chirurgiche di Via Arena) e destina 800.000 lire alla Veneranda Fabbrica del Duomo, con la clausola che siano impiegati per la costruzione della tormentata e discussa facciata della cattedrale. Immaginando le difficoltà del progetto, stabilisce che, se entro 20 anni la Veneranda Fabbrica non fosse riuscita nell'intento, nell'eredità sarebbe subentrato l'Ospedale Maggiore. Le complesse pratiche di transazione si concludono solo nel 1911, quando i due Enti, dopo che l'Ospedale aveva concesso alla Fabbrica un'ulteriore proroga di 11 anni, si dividono il capitale: la facciata del Duomo subirà unicamente il rifacimento della falconatura. Quindi solo nel 1912 viene data la commissione del ritratto a Carlo Cazzaniga, che consegna l'opera due anni dopo, e rappresenta il benefattore nel suo salotto in un attimo di sospensione della lettura.