Carlo Rotta (1784-1855), fabbricante e commerciante di saponi, non è direttamente un benefattore dell'Ospedale Maggiore. Il benefattore è Giuseppe, uno dei suoi otto figli, che chiede però, quando nomina erede la Ca' Granda, che, oltre al proprio, vengano eseguiti anche il ritratto del padre Carlo e della moglie Angela Maccia. La commissione del ritratto di Carlo Rotta viene affidata a Giovanni Segantini. Si tratta dell'unico ritratto eseguito dall'artista. Come modello utilizza un modesto ritratto "di famiglia" e gli vengono anche fatti pervenire a Soglio, in Svizzera, dove vive e lavora, alcuni abiti del defunto per aiutarlo nella raffigurazione. A fronte del pur grande realismo, il quadro è carico di particolare significato simbolico, nel contrasto tra l'atmosfera calda e rassicurante dell'interno e la città che si scorge fuori dalla finestra, immersa nel buio freddo di una notte invernale. Il fascio della luce della lampada dello scrittoio irradia il volto del benefattore e si congiunge, in una linea ideale, con il lampione che illumina i barellieri dell'ospedale.
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