Ritratto di Davide Campari

Davide Campari è figlio di Gaspare, che a Torino dirige una fabbrica di liquori prima di decidere di mettersi in proprio a Milano: nel "Coperto dei Figini", area commerciale intorno al Duomo, organizza una distilleria artigianale. Quando il "Coperto" viene demolito, acquista uno spazio, all'imbocco della Galleria, in cui si trasferisce nel 1867 e in cui nasce il celebre Bitter. Il figlio Davide studia prima in Svizzera, poi si specializza in tecnica della liquoreria a Bordeaux e a Parigi in tecnica amministrativa. Quando nel 1882 il padre muore, gli succede nella direzione della fabbrica, che viene prima ampliata a Corsico, poi nel grande stabilimento di Sesto San Giovanni. Acquista un altro spazio in Galleria, apre un bar-caffè ancora oggi noto tra i milanesi come "Il Camparino", con accanto un ristorante di lusso, e filiali della ditta a Parigi, Lugano, con rappresentanze in Brasile, Argentina e Stati Uniti. Gli eredi beneficiano in sua memoria l'Ospedale Maggiore, sovvenzionando la costruzione del padiglione a lui intitolato nell'Ospedale di Sesto San Giovanni. Un primo ritratto del benefattore è commissionato dalla Commissione Artistica dell'Ospedale Maggiore a Leonardo Dudreville, che già aveva eseguito il ritratto di Quintilia Campari, moglie di Davide, ma quest'opera non è ritenuta sufficientemente somigliante e decorosa dagli eredi, che ne chiedono una seconda sempre allo stesso artista, una seconda. Il primo quadro viene ritirato dagli eredi, mentre il secondo entra nella Quadreria: è un ottimo esempio della ritrattistica di Dudreville, che riesce a caratterizzare il personaggio nella sua realtà sociale oltre che psicologica attraverso un'ambientazione sobria e una composizione equilibrata. Davide Campari, in frac, con un'espressione pensosa e distaccata, è raffigurato nel foyer della Scala. La sua figura monumentale in abito scuro al centro del quadro si colloca naturalmente nell'ampio ridotto, dalle dimensioni ulteriormente dilatate dallo scorcio prospettico. L'artista dà al personaggio un'interpretazione che ne connota il ruolo sociale, come desideravano gli eredi, ma non aulica, anzi, senza rinunciare infatti a un vivace realismo.