Giulio Marcovigi (1870-1937), non beneficia "economicamente" l'Ospedale Maggiore, ma lo costruisce. Si laurea a Bologna in ingegneria nel 1895. Inizialmente influenzato dal Liberty, soprattutto nei suoi aspetti decorativi, dopo la Grande Guerra si specializza in ingegneria ospedaliera: a lui si devono tra l'altro le realizzazioni degli Ospedali "Bellaria" di Bologna e "San'Anna" di Como, degli "Ospedali Riuniti" di Bergamo, e delll'Ospedale di Niguarda di Milano. Quest'ultimo rappresenta orse il suo progetto più conosciuto, realizzato con suggerimenti precisi del sovrintendente sanitario Enrico Ronzani, di cui l'ingegner Giulio Arata sarà poi il progettista esecutivo, soprattutto dopo la morte di Marcovigli, due anni prima della sua conclusione. Si tratta di un esempio di ospedale "a blocchi", un enorme complesso chiamato Nuovo Ospedale Maggiore per distinguerlo dal glorioso Antico Ospedale Maggiore di fondazione sforzesca; in stile con la retorica dell'architettura fascista, ma con sculture, vetrate e dipinti e il rivestimento in botticino, con l'affaccio sul verde del giardino, che ne alleggeriscono l'aspetto e gli conferiscono una fisicità quasi metafisica alla De Chirico. Il ritratto viene donato dalla famiglia che Io aveva fatto eseguire a proprie spese nel 1938 da Augusto Majani, artista che alterna l'attività di ritrattista a quelle di caricaturista e disegnatore per quotidiani e riviste. Ritrae l'ingegnere dall'aria bonaria davanti a una delle arcate del portico d'ingresso dell'Ospedale milanese in costruzione.