Giuseppe Botta (1825-1895), agiato commerciante animato da grande spirito filantropico, consigliere dell'Istituto dei Rachitici, nomina nel suo testamento erede universale la moglie, prevedendo però un cospicuo legato immobiliare per l'Ospedale Maggiore che eredita diverse case e terreni, per un ammontare complessivo di circa 500 mila lire. La vedova Luigia Corti, nel 1889, dona a sua volta 100.000 lire all'Ospedale, per ricordare la memoria del padre Luigi, morto quell'anno. Il ritratto di Giuseppe Botta, eseguito da Filippo Carcano, che la stessa vedova aveva indicato al posto di Giuseppe Barbaglia scelto dall'Amministrazione ospedaliera, non suscita grandi entusiasmi nei committenti, almeno a quanto si può intendere dalle fredde righe che accompagnano il pagamento di 1000 lire all'artista.