Giuseppe Magrini (1857-1926), titolare della cattedra di violoncello al Conservatorio di Milano, primo violoncello nell'orchestra del Teatro alla Scala per vent'anni, concertista e compositore, non beneficia direttamente l'Ospedale Maggiore. La figlia Valentina, arpista, in vita, in memoria del padre, dona 100.000 lire alla Casa di Riposo "Giuseppe Verdi", 50.000 al Conservatorio di Milano per l'istituzione di una borsa di studio a lui intitolata e una casa a Bergamo all'Ospedale Maggiore. Giuseppe Magrini che proviene da un'agiata famiglia milanese, studia prima al Conservatorio di Milano poi in quello di Napoli dove si diploma. Sposa una "collega", Emilia Verri, arpista, che sarà poi insegnante della figlia. Ha un grande successo, conosce i grandi nomi della musica del tempo e ha anche una fortunata attività come compositore. La commisisione del ritratto viene affidata ad Augusto Colombo, che conosceva personalmente il musicista, cui era legato da profonda amicizia e che soddisfaceva il gusto e le esigenze della Commissione Artistica della Quadreria, per cui esegue infatti altri 13 ritratti. Il pittore ci consegna un’immagine molto realistica e vivace del musicista, seduto su un panchetto, gli occhi fissi alla partitura, con l’amato violoncello tra le gambe, nell’atto di eseguire un “pizzicato”. L’immediatezza della rappresentazione attinge alla personale, intima conoscenza del personaggio (e non solo alla fonte iconografica, una bella foto, di cui dispone) che ce lo restituisce quindi non solo somigliante nell’aspetto esteriore, ma “letto” anche “dentro”. In un abbigliamento molto semplice, a Magrini è concesso l’estro bohémienne del cappello in testa e della cravatta a fiocco. La figura, l'abbigliamento, gli oggetti sono dipinti con semplicità e naturalezza e il personaggio, grazie anche all'inquadratura dal basso e ravvicinata, e che si avvale di una serie di piani visti di scorcio ha un grande risalto e "occupa la scena", con una vitalità che spesso non è presente nella ritrattistica ospedaliera. Nella cromia declinata nei toni del marrone spicca, anche per il contrasto con lo sfondo scuro della giacca del musicista, il colore dorato e caldo dello strumento. Il leggio ha la forma dei classici antifonari delle aule claustrali. Forse un simbolo della sacralità della musica per il personaggio raffigurato?
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