Maria Vidoni (1901-1965), lavora per anni come impiegata presso la Ditta Face Standard di Milano; si occupa dall'età di dieci anni di una nipote, figlia di suo fratello, facendola studiare a proprie spese in un collegio, per assicurarle una buona cultura e un avvenire professionale. Colpita da un tumore che la obbliga a numerosi interventi e le causa grandi sofferenze, nel testamento nomina erede l'Ospedale Maggiore, con l'onere di alcuni legati a favore di istituzioni benefiche, tra le quali proprio l'Istituto dei Tumori, di cui desidera promuovere la ricerca nella lotta contro il cancro. La commissione del ritratto è affidata a Cristoforo De Amicis, di cui si apprezzano i "i toni riuscitissimi" già nel bozzetto. Nella definizione dei volumi l'artista si ispira certamente a Cézanne. La benefattrice è rappresentata con garbo "abbracciata" da una poltrona rosa, e nonostante i tratti decisi e i contrasti di colore, la composizione emana un'atmosfera di serena dolcezza.
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