Pietro Martire Mascheroni, figlio di un commerciante milanese, con un testamento in data 8 maggio 1622, lascia erede l'Ospedale Maggiore dei suoi beni mobili e immobili, comprendenti anche la proprietà della casa di Milano in contrada della Passione e possedimenti fondiari nella zona di Corbetta (Milano), per un ammontare di circa 98.000 lire, con un legato per la Veneranda Fabbrica del Duomo. Il ritratto viene commissionato a Fede Galizia, pittrice barocca figlia del miniaturista Nunzio, una delle poche donne che riuscirono a imporsi nel mondo maschile dell'arte. Infatti, chiuse negli studi paterni (tutte erano figlie di artisti), preclusa la partecipazione ai cantieri, oltre alla loro abilità, dovevano mostrarsi moralmente integerrime. Il fatto comunque che l'Ospedale Maggiore le affidasse il ritratto di un benefattore ne dimostra la notorietà e la considerazione per le sue capacità pittoriche. Già matura tecnicamente all'età di dodici anni, famosa a diciotto per il suo "Giuditta e Oloferne", si dedica soprattutto alla pittura di nature morte. Muore nella peste "manzoniana" del 1630.
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