La signora Rachele (Rachelina, detta Lina) Biffi, nata in una patriottica famiglia che si era intensamente impegnata nel Risorgimento, e figlia di un dottore in legge e consigliere di prefettura con la passione per la letteratura e la scrittura, vedova del dottor Camillo Hajech, illustre medico pediatra dell'Ospedale Maggiore e figlio del fisico, ingegnere e scienziato omonimo oriundo di Praga, beneficia ancora in vita la Ca' Granda in memoria del marito con una donazione di 100.000 lire, a cui aggiunge da parte propria una cifra analoga, riservandosi un usufrutto, per la costruzione del nuovo padiglione di Pediatria: si offre di provvedere a sue spese, tramite per artisti di sua fiducia, all'esecuzione dei due ritratti a figura intera. Nel dicembre 1934 la Commissione Artistica dell'Ospedale ratifica la commissione del ritratto della benefattrice a Giuseppe Amisani e di quello del marito a Eugenia Majocchi Bosone. Il dipinto, eseguito dal vero, ritrae la benefattrice (che di sé stessa diceva di non aver nulla da raccontare della sua vita, ma di essersi dedicata solo alla casa e ai suoi amati fiori), in abito vedovile, avvolta in una stola di petis-gris, seduta su una poltroncina nel salotto stile Settecento della sua casa, descrivendo con toni morbidi e caldi sia l'ambiente domestico sia l'anziana signora. Il realismo dell'immagine, che ripete modelli lombardi ottocenteschi, è certamente da riferirsi al gusto della committente, che ha così in un certo senso "sacrificato" l'espressione libera della maniera pittorica dell'artista (che esegue ben 14 ritratti per la Quadreria Ospedaliera).
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