Tilda Vita Majer, nata nel 1885 in una famiglia ebrea (il padre Astorre era un facoltoso industriale marchigiano), sposa Sally Majer, industriale cartiero. La figura di quest'uomo è così importante nella vita economica e sociale milanese che il Comune gli dedica addirittura una via, in zona Lorenteggio, dove oggi ha sede la Scuola Ebraica. Per sfuggire alle persecuzioni fasciste contro gli italiani sarà costretta a riparare in Svizzera. Tilda Vita beneficia l'Ospedale Maggiore in vita in svariate occasioni: a nome del padre, del marito, del figlio, della Cartiera Majer, dei dipendenti della Cartiera; è Visitatrice dell'Ospedale dal 1920, vice-presidente della Commissione. Ha particolarmente a cuore il Reparto Dermosifilopatico di Via Pace, di solito negletto per le malattie, ai tempi considerate vergognose, che vi si curavano. Per le minorenni dimesse da quel reparto fonda la "Pia Opera Quies", un ricovero dapprima di pochissimi letti, che poi conquista lo spazio di un'intera villa nella zona di Tradate. Amica della grande fiilantropa Laura Solera Mantegazza, con cui si occupa dell'Istituto di Maternità e Ricovero dei Bambini Lattanti e Slattati, aiuta un'insegnante dalle ampie vedute pedagogiche a fondare "La scuola Rinnovata", un' istituzione didattica che anticipa il metodo di Maria Montessori. Ha a cuore ovviamente la Casa di Riposo ebraica "Guastalla e Battino". Il ritratto della benefattrice, vivente, viene fatto eseguire ad Augusto Colombo dal figlio di Tilde, Astorre Majer, a proprie spese. Il dipinto guadagna in freschezza, spontaneità e immediatezza grazie all'esecuzione dal vero; riprende la formula ritrattistica aderente al realismo elaborata da Colombo negli anni Trenta, più volte felicemente impiegata per la Quadreria Ospedaliera. Sullo sfondo, scandito dalla geometria delle porte (di una vivace sfumatura di viola quella alle spalle della benefattrice), si staglia la sua figura elegante e piena di dignità, con in mano l'uncinetto e sulle ginocchia il pizzo che sta realizzando; molto intensa l'espressione del viso, data dalla malinconia degli occhi.
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