UNA MOGLIE PER MANDELA
Mandela è la sua capacità di perdonare, la sua
mancanza di risentimento. Ha trascorso tanti an-
ni in carcere, ha sofferto tanto e quando è uscito
si è trasformato nel riconciliatore.
«È qualcosa che nemmeno lui riesce a spiegare.
Dice spesso che in prigione ha avuto molto tempo
per pensare, ma io credo che non è tanto il fatto di
avere del tempo per pensare quanto il fatto di averlo
per riconciliarsi con se stessi e pensare come deve
fare per salvare molte vite, per salvare il paese, evi-
tare il caos e il bagno di sangue. Quando lascia la
prigione, lui non conta più, ma comincia a contare la
responsabilità storica che è stato chiamato ad assu-
mersi: quella degli oppressi che liberano i propri op-
pressori. Perché l'oppresso apre le porte della pro-
pria dignità, offre dignità a chi gliela tolta. È così».
E per questo bisogna aver sofferto molto.
«Acutizza la sensibilità per capire; Mandela capì
per via del sistema dal quale veniva fuori. Seppe
che doveva farlo e lo fece. E sapeva che era lui per-
sonalmente a doverlo fare, non un movimento, per-
ché allora Madiba era già un simbolo. E ha svolto il
ruolo che gli era stato chiesto, quello di calmare e di
educare i giovani affinché capissero che non c'era
un'altra strada oltre alla riconciliazione. Lui raccon-
ta sempre di essersi trovato in uno stadio pieno di
gente giovane che chiedeva vendetta per i tanti mas-
sacri e di essere stato fischiato quando si alzò a par-
lare di riconciliazione. I giovani non erano d'accor-
do, e dovette ripetere quattro volte quello che dove-
va dire, finché riuscì a farsi sentire. Il fatto è che so-
lo lui poteva riuscirci per il rispetto che gli portava-
no, per la sua statura politica e umana. La riconci-
liazione è stata un processo e Madiba, a partire da
un certo punto, seppe di essere lui quello che dove-
va guidarla>>.
È stata raggiunta la riconciliazione?
«Qualcuno pensa che non sia stata conseguita nelle
due direzioni, che i neri abbiano dato tutto e che i
bianchi non stiano dando abbastanza. Credo che esi-
stano alcuni nuclei della comunità bianca che resi-
stono, che hanno il controllo economico. Perché il
controllo politico è già stato bilanciato, ma non così
quello economico. Ci sono certi settori che ancora
indugiano».
Ho letto che Mandela sapeva molto poco delle
donne dopo essere stato tanti anni in carcere e che
A destra,
Samora
Machel,
leader dell'
indipendenza
del Mozambico
e primo
marito di
Graca. La sua
morte, in un
incidente,
rimase avvolta
nel mistero; in
basso, Winnie,
la prima moglie
di Mandela
lei gli sta insegnando come trattarle.
(Ride) Questo non lo so. Io so che un rapporto tra
di noi non poteva che essere tra uguali, non avrebbe
potuto essere diversamente».
Vuole dire che lui l'accettò così?
«Non soltanto l'accettò, il fatto è che lo sapeva
già. Madiba non si trovava in una situazione in cui
avesse bisogno di una donna da portare a braccetto
tutto il giorno. Quel tempo era passato. Se una donna
è oppressa, non va bene. Madiba lo sa e non desidera
niente di diverso,
Vi siete sposati influenzati dal vescovo De-
smond Tutu che ha chiesto il matrimonio pubbli-
camente?
(Ride) «È divertente. La prima cosa da dire è che
entrambi rappresentiamo la società, le norme di con-
vivenza sociali e che sarebbe stato difficile e
LA PARABOLA
DI WINNIE
CROLLO DI UN SIMBOLO DELLA LOTTA ALL'APARTHEID
Nelson Mandela si era sposato una prima
volta con Evelyn. Testimone di Geova, Evelyn
cercò più volte di convertirlo ma la sua fede,
che predicava la sottomissione e la
passività, non si addiceva al fiero leader dei
neri sudafricani. Con Winnie Mandikizela le cose andarono,
dapprima, molto meglio. Durante i 27 anni di prigionia che
Nelson fu costretto a subire dal regime segregazionista di
Pretoria Winnie divenne un simbolo. Purtroppo
con il successo arrivarono i primi abusi sia
dal punto di vista politico (una
propensione per la violenza che mal si
accorda con il pacificatore Nelson) che
da quello privato (amore per il lusso e il
denaro che la portano a proporre, subito
sconfessata dal marito, di registrare il
nome di Mandela per incassare royalty). Poi,
due anni dopo la liberazione Nelson
chiese il divorzio da quella moglie
ormai impresentabile.
Non ci sarebbe stata riconciliazione senza Nelson
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