Fu per celebrare il VI anniversario della morte di Dante che nel 1920 prese vita il progetto di un’edizione monumentale dell’opera dantesca il cui finanziamento si deve all’avvocato Rino Valdamieri, insieme ad altri investitori privati. Amos Nattini eseguì curò l'edizione nelle illustrazioni, negli aspetti tipografici, compresa la creazione dei caratteri, e tecnici. Realizzò perciò 100 acquerelli, uno per cantica, che furono successivamente litografati. Furono stampate 1000 copie in carta di stracci fatta a mano di dimensione 140x100 cm con copertina in pelle di vitello bianca. Ci vollero 20 anni e 7 mesi per portare a termine l'impresa. Nattini volle anche un mobile-leggio per contenere i tre volumi del peso di circa 27 kg ciascuno; esso venne realizzato dall’ebanista Eugenio Quarti su disegno dell’architetto Giò Ponti e Tommaso Buzzi. Nel II Canto ci troviamo sulla spiaggia del Purgatorio, dove Dante incontra il musico Casella e Catone. Nattini raffigura una scena caotica in cui figure maschili e femminili, completamente nude, affollano la metà inferiore dello spazio pittorico. Questi corpi sono plasmati con estrema attenzione e veridicità. L’artista rappresenta le anime molto più vicine alla fisicità che non alla spiritualità della loro condizione. Non evanescenti masse fluttuanti, ma corpi solidi. Non sono anime quelle che ascoltano il canto del musico Casella, ma persone. Nell'insieme di figure, rese con colori bruni, a stento si individuano le figure di Dante e di Virgilio; accanto a loro Casella. Sull’estrema sinistra è raffigurato Catone che, puntando il dito indice della mano sinistra, rimprovera le anime per la loro negligenza. Esse infatti sono ferme in ascolto del canto del musico, mentre il loro compito è, invece, quello di recarsi senza indugio al monte della purificazione.