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Rassegna stampa, Oggetto 228

Lonzi Marta18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italy

  • Title: Rassegna stampa, Oggetto 228
  • Creator: Lonzi Marta
  • Date Created: 18 ottobre 1969 - 23 ottobre 2001
  • Transcript:
    INEDITI/LA GUERRA SECONDO SIMONE WEIL Non mi resta che il male di Simone Weil Anarchica e mistica, operaia e intellettuale: Simone Weil, pensatrice tra le più scomode del '900, viene riscoperta da editori e riviste. «Panorama pubblica una sua lettera del '42, che ha un protagonista devastante. 12 maggio 1942 «Lazare non era me- no salda né meno fu- nerea del solito», cosi dietro una maschera romanzesca Georges Bataille ritrae Simone Weil nell'Azzurro del cielo. Di un vero e pro- prio «complesso Si- mone Weil» soffriva Elsa Morante, com- pulsatrice vorace dei Quaderni della filoso- fa francese. Personaggio-mito la Weil non ha mai smesso di stimolare contro- verse interpretazioni della sua figura. Naia a Parigi nel 1909 da genitori ebrei e morta di tubercolosi a soli 34 anni in Inghilterra, Simone Weil parte- cipo intensamente alla vita politica e intellettuale del suo tempo, attraversan- do posizioni rivoluzionarie e trotzkiste prima, riformiste poi, per approdare in- fine a una riflessione cristiana sulla vita. L'indagine sui meccanismi sociali dell'oppressione, che era al centro della sua analisi, l'aveva portata in fabbrica a sperimentare la condizione operaia. Nome scomodo per marxisti e conser- vatori, per ebrei e cattolici, la Weil ha subito nel corso degli anni riscoperte e censure, appropriamenti e disconosci- menti. Oggi numerose iniziative edito- riali tornano a far parlare di lei. Mentre Gallimard in Francia ha intrapreso la pubblicazione dell'opera omnia della scrittrice, Adelphi ha pubblicato, a cura di Giancarlo Gaeta, tre volumi di Qua- derni. Nel numero di ottobre del mensile Leggere c'è un suo inedito su Morale e letteratura. E il numero 6 di Diario, la rivista diretta da Piergiorgio Bellocchio e Alfonso Berardinelli, propone a sua volta due scritti della Weil: una Nota sulla soppressione dei partiti politici e un Progetto di una formazione di infer- miere di prima linea. A quest'ultimo fa riferimento anche lo scrittore francese Joë Bousquet nella sua corrispondenza con la Weil edita dalle edizioni La Locu- sta di Vicenza e in libreria in questi giorni, titolo: Lettere della guerra (a cura di Luca Coppola). Del carteggio tra l'autrice dei Quaderni di Marsiglia e lo scrittore invalido di Tradotto dal silen- zio, Panorama pubblica ampia parte di una lettera di Simone Weil da cui emer- gono i temi prediletti della sua ardua costellazione morale. aro amico, innanzitutto, grazie ancora di tutto quello che ha fatto per me. Se, come spero, avrà un effetto, allora non sarà stato fatto per me, ma, attra- verso di me, per gli altri, per dei suoi giovani amici dal destino affine al suo e che le sono sicuramente molto cari. Pro- babilmente, all'avvicinarsi del momen- to supremo, qualcuno dovrà a lei la dolcezza di uno scambio di sguardi. (...) Conoscere la realtà della guerra è l'armonia pitagorica, l'unità dei con- trari, è la pienezza della conoscenza del reale. Ecco perché lei è infinita- mente privilegiato: perché in lei, nel suo corpo, dimora la guerra; da anni essa aspetta fedelmente che lei sia ma- turo per conoscerla. Coloro che sono caduti accanto a lei non hanno avuto il tempo di ricondurre alla propria sorte la frivolezza errante dei loro pensieri. Quelli che sono tornati sani e salvi hanno ucciso con l'oblio il loro passato - anche se hanno dato l'impressione di ricordarsene perché la guerra è una sventura e indirizzare volontariamen- te il proprio pensiero alla sventura è facile quanto persuadere un cane non addestrato a entrare nel fuoco e farsi carbonizzare. (...). Io credo che per tutti, ma soprattut- to per coloro toccati dalla sventura, soprattutto se da una sventura di ordi- ne biologico, la radice del male sia il fantasticare. È questa la sola consola- zione, l'unica ricchezza degli sventu- rati, il solo soccorso per sopportare la spaventevole pesantezza del tempo; un aiuto innocuo eppure indispensabi- le. Come sottrarsi a esso? Esso non ha che un inconveniente: non è reale. Ri- nunciarvi per amore della verità è ve- ramente come rinunciare a tutti i pro- pri beni per un folle amore e seguire colui che è la Verità in persona. Signi- fica veramente portare la croce. Il tem- po è la croce. Non bisogna farlo prima che l'istan- te limite sia vicino, ma bisogna saper riconoscere il fantasticare per quello che è; anche quando esso rappresenta il nostro sostegno, non dobbiamo di- menticare neppure per un istante ciò che esso è sotto tutte le sue forme. (...) Lei dice che io pago con la sfiducia in me stessa le mie qualità morali. Ma la spiegazione del mio atteggiamento verso me stessa non è nella sfiducia - un misto di disprezzo, odio e repulsio- ne - si colloca più in basso, al livello dei meccanismi biologici. È il dolore fisico. Da dodici anni io vivo con un dolore localizzato intorno al punto centrale del sistema nervoso, al punto di congiunzione tra l'anima e il corpo, un dolore che continua anche durante il sonno, che non ha mai smesso nep- pure per un secondo. Così è stato per dieci anni: in più esso era accompagna- to da un tale senso di esaurimento che molto spesso i miei sforzi di concentra- zione e di lavoro intellettuale si rivela- vano altrettanto privi di speranza di La scrittrice francese Simone Weil: «Solo il quelli di un condannato a morte che deve essere giustiziato l'indomani. (...) PANORAMA - 23 OTTOBRE 1988 - 151 male può procurare consolazione
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