INEDITI/LA GUERRA SECONDO SIMONE WEIL
Non mi resta che il male
di Simone Weil
Anarchica e mistica, operaia e intellettuale: Simone Weil, pensatrice tra
le più scomode del '900, viene riscoperta da editori e riviste. «Panorama
pubblica una sua lettera del '42, che ha un protagonista devastante.
12 maggio 1942
«Lazare non era me-
no salda né meno fu-
nerea del solito», cosi
dietro una maschera
romanzesca Georges
Bataille ritrae Simone
Weil nell'Azzurro del
cielo. Di un vero e pro-
prio «complesso Si-
mone Weil» soffriva
Elsa Morante, com-
pulsatrice vorace dei
Quaderni della filoso-
fa francese. Personaggio-mito la Weil
non ha mai smesso di stimolare contro-
verse interpretazioni della sua figura.
Naia a Parigi nel 1909 da genitori
ebrei e morta di tubercolosi a soli 34
anni in Inghilterra,
Simone Weil parte-
cipo intensamente alla vita politica e
intellettuale del suo tempo, attraversan-
do posizioni rivoluzionarie e trotzkiste
prima, riformiste poi, per approdare in-
fine a una riflessione cristiana sulla
vita. L'indagine sui meccanismi sociali
dell'oppressione, che era al centro della
sua analisi, l'aveva portata in fabbrica a
sperimentare la condizione operaia.
Nome scomodo per marxisti e conser-
vatori, per ebrei e cattolici, la Weil ha
subito nel corso degli anni riscoperte e
censure, appropriamenti e disconosci-
menti. Oggi numerose iniziative edito-
riali tornano a far parlare di lei. Mentre
Gallimard in Francia ha intrapreso la
pubblicazione dell'opera omnia della
scrittrice, Adelphi ha pubblicato, a cura
di Giancarlo Gaeta, tre volumi di Qua-
derni. Nel numero di ottobre del mensile
Leggere c'è un suo inedito su Morale e
letteratura. E il numero 6 di Diario, la
rivista diretta da Piergiorgio Bellocchio
e Alfonso Berardinelli, propone a sua
volta due scritti della Weil: una Nota
sulla soppressione dei partiti politici e
un Progetto di una formazione di infer-
miere di prima linea. A quest'ultimo fa
riferimento anche lo scrittore francese
Joë Bousquet nella sua corrispondenza
con la Weil edita dalle edizioni La Locu-
sta di Vicenza e in libreria in questi
giorni, titolo: Lettere della guerra (a
cura di Luca Coppola). Del carteggio tra
l'autrice dei Quaderni di Marsiglia e lo
scrittore invalido di Tradotto dal silen-
zio, Panorama pubblica ampia parte di
una lettera di Simone Weil da cui emer-
gono i temi prediletti della sua ardua
costellazione morale.
aro amico,
innanzitutto, grazie ancora di
tutto quello che ha fatto per me.
Se, come spero, avrà un effetto, allora
non sarà stato fatto per me, ma, attra-
verso di me, per gli altri, per dei suoi
giovani amici dal destino affine al suo e
che le sono sicuramente molto cari. Pro-
babilmente, all'avvicinarsi del momen-
to supremo, qualcuno dovrà a lei la
dolcezza di uno scambio di sguardi. (...)
Conoscere la realtà della guerra è
l'armonia pitagorica, l'unità dei con-
trari, è la pienezza della conoscenza
del reale. Ecco perché lei è infinita-
mente privilegiato: perché in lei, nel
suo corpo, dimora la guerra; da anni
essa aspetta fedelmente che lei sia ma-
turo per conoscerla. Coloro che sono
caduti accanto a lei non hanno avuto il
tempo di ricondurre alla propria sorte
la frivolezza errante dei loro pensieri.
Quelli che sono tornati sani e salvi
hanno ucciso con l'oblio il loro passato
- anche se hanno dato l'impressione di
ricordarsene perché la guerra è una
sventura e indirizzare volontariamen-
te il proprio pensiero alla sventura è
facile quanto persuadere un cane non
addestrato a entrare nel fuoco e farsi
carbonizzare. (...).
Io credo che per tutti, ma soprattut-
to per coloro toccati dalla sventura,
soprattutto se da una sventura di ordi-
ne biologico, la radice del male sia il
fantasticare. È questa la sola consola-
zione, l'unica ricchezza degli sventu-
rati, il solo soccorso per sopportare la
spaventevole pesantezza del tempo;
un aiuto innocuo eppure indispensabi-
le. Come sottrarsi a esso? Esso non ha
che un inconveniente: non è reale. Ri-
nunciarvi per amore della verità è ve-
ramente come rinunciare a tutti i pro-
pri beni per un folle amore e seguire
colui che è la Verità in persona. Signi-
fica veramente portare la croce. Il tem-
po è la croce.
Non bisogna farlo prima che l'istan-
te limite sia vicino, ma bisogna saper
riconoscere il fantasticare per quello
che è; anche quando esso rappresenta
il nostro sostegno, non dobbiamo di-
menticare neppure per un istante ciò
che esso è sotto tutte le sue forme. (...)
Lei dice che io pago con la sfiducia in
me stessa le mie qualità morali. Ma la
spiegazione del mio atteggiamento
verso me stessa non è nella sfiducia -
un misto di disprezzo, odio e repulsio-
ne - si colloca più in basso, al livello
dei meccanismi biologici. È il dolore
fisico. Da dodici anni io vivo con un
dolore localizzato intorno al punto
centrale del sistema nervoso, al punto
di congiunzione tra l'anima e il corpo,
un dolore che continua anche durante
il sonno, che non ha mai smesso nep-
pure per un secondo. Così è stato per
dieci anni: in più esso era accompagna-
to da un tale senso di esaurimento
che
molto spesso i miei sforzi di concentra-
zione e di lavoro intellettuale si rivela-
vano altrettanto privi di speranza di
La scrittrice francese Simone Weil: «Solo il quelli di un condannato a morte che
deve essere giustiziato l'indomani. (...)
PANORAMA - 23 OTTOBRE 1988 - 151
male può procurare consolazione