pia f. 22 anni
"ero più brutta
più povera più sola
di tutte le altre"
- Mangiare da sola in cucina a 13 anni dopo
aver servito i tuoi padroni in sala da pranzo,
sono convinta che non placela a nessuno,
meno che meno a me che ha vissuto tutta
l'infanzia in brefotrafio. Mi era tanto mancato
un affetto percio quasi ml innamoral dell'inge-
nere e la signora che se ne era accorta mi
trattava male, malissimo e lo mi sentivo cosi
brutta, ma cosi brutta che un giorno decisi
di avvelenarmi con la trielina; mi salvarono
i bambini che si misero a gridare.
Avevo 15 anni quando sono stata ricoverata
per la prima volta, non si può immaginare
cosa è stato: maltrattata, legata, terrorizzata.
Imbottita di sedativi, costretta a subire gli
elettroshock
Poi mi hanno dimessa e sono entrata come
Inserviente in una clinica. Ma mi era tornata
un feroce complesso di Inferiorità Mentre
attraversavo i corridoi della clinica sentiva
malati e infermieri che commentavano:
• quanto a brutta quella lä, e chi se la prende
quella, accidenti quanto e brutta! Mi senti-
vo morire: ero più brutta, più povera, più mal-
vestita, più sola di tutte le donne che cono
scevo. Un giorno mi sono messa sul davan-
zale della clinica, ero decisa a faria finita.
Le suore hanno chiamato l'autoambulanza. Qul
all'ospedale mi hanno ridotta una larva... ba
stava il più piccolo segno di insofferenza
mi legavano, mi mettevano le fasce, ini face-
vano la benda bagnata e la cravatta che sono
due modi tremendi di immobilizzare i pazien-
ti. Quasi mai riuscivo a ribellarmi, mi davano
4 sedativi al gloro fortissimi ero in loro
balia. Sono stata due anni legata in un lotto.
Pensavo che non ero una donna, pensavo
che ero un bambino immobilizzato, infelice
che imboccavano e male, senza amore. Quan
do capivo che mi stavano per fare un altro
elettroshock provavo un senso di rassegnazio-
ne o di morte. In questo padiglione mi el
hanno portata legata mani a piedi a spintoni
giu per i viall. Mal maltrattamenti sono du-
rati poco perché è arrivato il prof. Paparo
che è bravo e mi ha subito levato le fasce
con cui oro legata e ha cominciato a curarmi.
Grazie a lui ho conosciuto mia madre. Lei è
stata sincera, ha spiegato che mi ha abban-
donato non per cattiveria, ma per paura: una
donna non sposata con un figlio dalle parti
nostre la trattano male, troppo male e lel
non aveva la forza di sopportare tutte quelle
offen. Ora mi viene a trovare spesso, si è
sposata, sta bene. In questo padiglione sto
bene anch'lo: facciamo musicoterapia, diso
gno e drammatizzazione, tutte cose che mi
sono servita per capire un po' la mia vita,
noi qui le nostre storie le drammatizziamo
e ci ragioniamo sopra. Ma qui ci sto bene
anche perché c'è Teresa che è una dottores-
sa giovane che mi tratta come una sorella
ed è tonera con tutte le malate, mi ha aiuta-
to tanto... allo spesso penso che uscire
di qui è impossibile perché ormal la società
ml accetta solo come malata di mente, ma
come normale di me non vuol saperno. La
società sbaglia, perché non riesco a capirci,
pensa che nol creiamo dei problemi del
fastidi, invece serviamo, serviamo tanto pro
prio nella nostra diversità
antonietta p. 72 anni
"quando una donna
ha perduto l'onore
ha perduto tutto"
- Se fossi une scrittice dice Antonietta Pa-
via, una donna anziana ma energica che si
prodiga come e più delle infermiere - scri-
verei un romanzo triste, una storia d'amore
ma anche di solitudine, quella di una donna
che si è giocata tutta la vita per un santi
mento irregolare.
All'epoca mia le donne non studiavano e lo
che ero di famiglia poverissima non avevo
neanche quel patrimonio che consiste nel sa
per leggere e scrivere: fra i poveri solo gli
uomini andavano a scuola.
Quando a 15 anni sono partita dal paese per
venire a servizio a Roma la mia mamma mi
disse: "una donna quando ha perduto l'onore
ha perduto tutto"
A Roma rimasi 5 anni a servizio da certe be-
rannsso, la domanica Invece di uscire resta-
vo in casa a studiare e a farmi un po' di cul-
tura. Pol torna a casa, ero stanca di subire
i maltrattamenti del resto della servitu. Al
pansa mi fidanza con un ragazzo della mia
eta, ma non ero innamorata e quando parti
per fare il militare lo comincial a chiedermi
perché dovevo sposare quell'uomo, perché
dovevo accettare una vita che tutto sommato
non avevo scolto io, che mi sentivo Imposta
dalla gente. Cosi quando torno ci restituimmo
l'anello, lo ripresi la strada di Roma. Final
mente mi innamoral, era falice, mi sentivo
piena di forza e di voglia di vivere, troppo
tardi mi accorsi che lui era sposato, che non
sarebbe mai potuto diventare mio marito.
Furono momenti atrol, un giorno venne da
me la moglie, mi insulto, mi sentil addosso
tutta la vergogna del mondo. Oualcosa scatto
dentro di me, volevo morire, smisi di man-
giare, di parlare, ma non di vederlo, mi ora
necessario plu dell'aria, non so perché ma in
lui trovavo tutto quello che non avevo mal
avuto, mal provato. Non riuscivo ad avere la
forza di rompere, ma soffrivo terribilmente
Da sempre desiderava un figlio e ora che la
mia situazione irregolare non mi permetteva
di averne, ogni volta che vedevo delle mam
me con loro bambini scoppiavo in planti
disperati.
Anche la famiglia dove lavoravo mi trattava
come un'appostata. Mi sentivo in fondo ad un
pozzo, non riuscivo più a lavorare, a reagire.
Alla fine la ricca signora da cul stavo a ser
vizio, proprio lei che aveva un'infinità di rela:
zioni tra cui una con un monsignore, proprio
lei cul era morto un figlio di pochi mesi per
incuria e donutrizione, proprio le dall'alto del
la sua ricchezza mi disse: E' meglio che te
ne val, tu ti devi dannare da sola
- Vi prego fatemi uscire, fato qualcosa per
me, non ce la faccio più, vi prego fatemi
uscire.....
Fra i capelli le spunta un patetico fiore di
stoffa un po' sciupato, in mano ha una bu
sta di nylon consunta dall'uso nella quale
nasconde una radiolina, lo sguardo è spento,
dolente.
E' cominciato coal il mio viaggio verso la
pazzia
trovata che avevo fame, ero sporca o facevo
lo voglio andare a spasso, fate
non a
Magda da 5 anni si trova segregata in que
sto padiglione senza neanche ricordarsi be-
ne perché vi è entrata
. Quello che mi ricordo è che sono scap-
pata da casa... volevo stare insieme alla gen-
te della mia ath, volevo divertirmi un po';
passeggiare, scherzare, vedere posti nuovi...
Mi sentivo sporca, sgradevole. Rimasi per un
pero mamma non voleva, mi teneva chiusa
cordo bene, ho sempre sonno, lo vedi mi si
periodo a casa di mio fratello, ma non riusni faceva poi sono scappata... ma non mi
tutto il giorno in camera, non 80 perché lo
savo far niente, avrei voluto non esistere. E chludono gli occhi, mi danno troppe pillolo...
bifreigela verso la pazzia,
inevito non ce la faccio a ricordare.. ma vi prego
re-
a vita fini. A mia zia supplicavo: zla ti stare qul. È stata la polizia a portarmi qui.
prego fammi morire, fammi morire - Tornai
a Roma a servizio, ma lavorare mi era im.
mi hanno trovata loro dopo qualche giorno
che era scappata... si, mi ricordo, mi hanno
possibile e allora una sera indossalla
mia
boccetta di sonnifero o un velano per topi e
poi mi distesl sul letto. Non so come mai mi
salvarono. Arrival in autoambulanza al Santa
Maria della Pleto. Era il 1948, non sono plu
uscita. Non poteva plù essere utile a nessu-
no e nessuno mi ha più voluta
Mentre ascolto Antonietta mi viene da pen.
sare che dove c'è un governo autoritario gli
uomini vengono chiusi in manicomio per ra
gioni politiche, a gettarli in qualche lagar del
la pazzia o il potere politica che loro combat
tono: le donne invece finiscono in manicomio
per ragioni private, di sessualità negata, di
sentimenti delul, a gettarle nei padiglionio
la società patriarcale alla quale in qualche
modo si sono ribellate.
Perché chiedo - tutte le donne che ab-
biamo avvicinato hanno tentato il suicidio?
• La depressione è un modo tipico della don
na per esprimere la sua rabbia e il suicidio
entra in questo quadro. L'aggressività di cui
una donna si sente carica in generala la ri-
tarce contro la stessa, e il suo modo di sc-
cusaro o di chiedere aluto. Di solito queste
donne attuano quella che si definisce tenta-
tivo di suicidio dimostrativo, compiono cioè
atti tendenti a dimostrare che si vuole mori-
re ma con il preciso scopo di chiedere aiuto,
affetto, accettazione, perdono, tutte cose che
desiderano disperatamente
qui mi trattano male, le ammalate sono invi-
diose, mi sento sempre crollare dal sonno..
mi danno tanta medicine. Una volta sola
sono tornata a casa, ma per poco perché
ho fatto un capriccio perché voleva uscire a
mamma si è arrabbiata a mi ha riportato qui...
si arrabbia sempre, dice che dava stare qui
perché altrimenti prendo una brutta strada,
dice che devo stare chiusa che è meglio...
La domenica viene qui e mi porta i dalele
pol me li fa mangiare, una volta lel voleva
che lo mangiassi 1 dolci e io volevo che
mi fascesso Uscire, le continuava a dire
di no e allora lo l'ho picchiata... e tutti han
no detto che si vedeva che ero matta, invece
ero arrabbiata. faccio fatica a parlare, mi
ricordo poco... ma è tanto tempo che sono
chiusa qui dentro, sono entrata che ero ple-
cole, credo che avevo 17 anni, la scuola l'ho
finita qui dentro: ho fatto fino alla media,
ma non mi ricordo se mi hanno promossa...
non lo ricordo proprio... pero ho vissuto po-
co.. ho visto poche cose in vita mia, prima
chiusa dentro casa, poi chiusa qul dentro...
per favore camminlamo, ecco giriama intorno
all'albero, almeno facciamo un po' di moto...
almeno sembra che stiamo facendo una pas-
seggiata... non pensato che lo sia matta,
lo starei bone... à colpa del Seronase e di
tutte le altre medicine se non riesco a par
lare, a ricordare... lo devo prendere tutte
le mattino e poi quello che posso fare e
camminare in su e in glú per questo cor-
tiletto... la radio mi tiene compagnia, ma
non funziona bene e cercano sempre di ru-
harmela... qui non c'è niente da fare... nien-
te da dire... niente da vedere... ma che dite
dovrò rimanere qui per tutta la vita?...slate
buone fatami uscire », L'ho ascoltata per più
di mezz'ora senza riuscire a capire perché
l'hanno chiusa qua dentro. Cosa c'era che
non andava in questa ragazza
Magda la conosco da quando venni qui per
fare il tirocinio, mi dice France. E fuggita da
una famiglia che voleva Imporle un modo di
vivere che lei non poteva accettare. La ma-
dre per motivi che riguardano il suo mestie
re non la puo tenere con só. D'altra parte
Magda glustamente non si rassegna a resta
re in manicomio e lo psichiatra è infastidito
da questo suo comportamiento che definisce
- agitato e prensa di colmarla con degli psl.
cofarmaci. E si sa benissimo che gli psico-
farmaci vengono usati per rendere remissivi
passivi o tranquilli i pazienti che non
cettano la segregazione.
Emanuela
e France
quotidiano donna . pag. 5
magda d. 24 anni
"credete
che dovrò restare
qui tutta la vita”
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