L’istriano Hollesch svolge nel dopoguerra una personalissima ricerca che ha come base e fondamento l’arte veneziana, interpretata tuttavia in modo surrealista ed espressionista grazie ad una freschezza espositiva che gli valse la partecipazione ad alcune Biennali d’Arte. Partendo da un realismo fiabesco, quasi magico, l’artista approda presto ad una concezione fantastica che vede i lineamenti delle cose dissolversi in un magma di colori capaci di assumere particolare valenza materica. Questo avviene anche nell’opera qui presente, dove i riflessi della città lagunare si trasformano in una ritmica serie di elementi, dall’impatto intenso e felice, che uniscono la lontana bellezza dei palazzi alle sottolineature arcuate delle gondole e alle righe sghembe dei piloni rossi che affondano le loro radici nell’onnipresente elemento liquido, trionfo e rovina di Venezia.