Un tempo nella cappella della Villa Smeraldi di Pieve di Cento, il dipinto costituisce un'opera particolarmente significativa del pittore franco-fiammingo, fratellastro di Michele Desubleo che fu tra i principali allievi di Guido Reni. È probabilmente da riferire al momento conclusivo della sua esperienza romana in area caravaggesca, da poco conclusa quando l'artista firmava nel 1626 l'Allegoria della Saggezza ora nel Palazzo Reale di Torino, dando inizio a una lunga attività nel Veneto nel corso della quale ebbe modo di rinsaldare i contatti con l'Emilia, in particolare con la corte modenese di casa d'Este. Un dipinto con questo soggetto, e delle medesime dimensioni, è ricordato nell'inventario della collezione romana del marchese Vincenzo Giustiniani.
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