Ludovico Gonzaga trova nell’Alberti l’architetto ideale che, partendo dalle suggestioni dell’antichità, elabora un disegno di facciata completamente rinascimentale e, d’altra parte, assolutamente unico. Il visitatore più distratto può stupirsi per le sue forme, che, restaurate nel 2016, emergono dalle ferite che il corso dei secoli ha loro inferto. Eppure, anche se la decorazione della superficie è di gran lunga posteriore, seppur ricopiata dai dettagli quattrocenteschi, la genialità dell’invenzione risulta stupefacente. Momenti fondamentali della struttura sono il doppio arco, quello d’ingresso che si apre sul pronao e quello che sovrasta il timpano, forse parte di un timpano maggiore mai realizzato; il timpano stesso, che richiama evidentemente esempi greci e romani, ma che denuncia la ricerca del perfetto equilibrio tipica dell’Umanesimo; gli altri archi della facciata, inquadrati da semicolonne trionfali; le paraste scanalate che sostengono l’arco principale e che interagiscono con la trabeazione, la quale percorre orizzontalmente la facciata inoltrandosi nel fornice; i profili e gli angioletti in terracotta rossastra; il magnifico portale, cesellato con foglie, fiori e piccole figure.