La realizzazione dell’opera intitolata “Nudo seduto” si colloca in un arco temporale compreso tra il 1946 e il 1948, anni fortemente caratterizzati dalla rielaborazione, con colori ad olio, di un tema caro al pittore Bruno Zoni: il corpo femminile. Da tempo questo soggetto è posto al centro delle ricerche e delle prove di stile dell’artista, il quale esegue una serie di studi di pose e bozzetti con matite, china, acquerelli e pastelli, e rimarrà campo di sperimentazione anche negli anni a venire. Nella tavola in oggetto, di grande qualità, una donna nuda, al centro della scena ma non della stanza, seduta su una seggiola, si abbandona ai suoi pensieri, o meglio turbamenti a giudicar dall’espressione del volto. La donna è sola, alle sue spalle, a sinistra, si intravedono elementi dell’arredo e sulla destra una finestra, che sembra in parte aperta e dalla quale penetra una luce. La testa greve poggia sul braccio, gli occhi chiusi e la bocca semiaperta generano sul volto della donna un’espressione di sconforto. La mano sinistra poggia tra le cosce serrate; il bordo inferiore del dipinto taglia la seggiola e il corpo all’altezza delle caviglie. Sul pavimento, di colore ocra intenso, si innesta il nero marcato delle gambe della sedia, gambe che guidano lo sguardo dell’osservatore sull’incarnato del corpo abbandonato, dai limiti ben definiti. I segni sono insistiti, espressivi ed “espressionisti”, nonché carichi di materia: la figura femminile guadagna il primo piano e diviene protagonista di un ritratto che non mira alla resa realistica bensì alla restituzione della dimensione più intima e profonda del personaggio.