Giunto al vertice della sua centenaria avventura artistica, Celada crea questo celebre autoritratto, in cui il pittore con aria quasi luciferina si compiace della propria maestria e si raffigura mentre, con il pennello levato, si appresta a dare l’ultimo tocco ad un’opera perfetta. Un quadro di un realismo estremo, certo, ma anche ricco di suggestioni metafisiche, come denuncia lo sfondo in cui vengono sintetizzati gli elementi della stanza e come rivela il manichino sdraiato, chiara citazione da De Chirico. In effetti, la straordinaria abilità tecnica del maestro determina non la realtà, ma l’illusione della realtà. La mano un poco più grande del dovuto, l’occhio fisso e il mezzo sorriso, la giacca semplice ma modellata sapientemente tra ombre e luci… Tutto concorre all’aura misteriosa dell’opera, ben simboleggiata dalla tenda rossa arricciata, che sembra quasi un resto teatrale ed allude alla rappresentazione infinita e ingannevole dell’universo.