Dittico composto di due opere a sé stanti. Al centro di entrambe, reso con colatura di cera incisa, un cerchio arabescato, propulsore di energia. Domenico Bianchi compie un percorso di ricerca della bellezza e della poesia incardinato nella realtà, da cui prende le mosse la sua pittura. La sfera, come per Marco Tirelli, è qui una forma perfettamente compiuta, centro organizzatore della percezione. Bianchi, figura centrale dell’ambiente artistico romano degli anni ottanta, si volge, come gli altri artisti raccolti in questa porzione di corridoio, verso un recupero della pittura come saper fare artigianale, restituendole sapientemente dignità. Particolarmente elaborato è il processo di realizzazione dell’opera d’arte: l’artista costruisce sulla tela un reticolato e, successivamente, vi dispone la caratteristica figura serpentinata, nata dall’osservazione del corpo femminile, declinandola in infinite combinazioni. La scelta curatoriale di porre queste due opere una accanto all’altra, trova ragione nella concezione dell’artista che interpreta ex post le sue opere come potenziali parti di un ciclo. Testo di Michela de Riso