Il termine “sipario” merita un breve approfondimento: oggi è un semplice telone, di colore rosso, ma un tempo era un dipinto con scene mitologiche, suggerite da un testo letterario, dal quale il pittore realizzava il bozzetto da approvare. I primi sipari della Scala, tra cui questo, ebbero tutti un testo ispiratore di Giuseppe Parini. Queste le prime righe del testo: Sopra un vago e luminoso gruppo di nuvole, le quali scenderanno dalla destra della tela alla sinistra, ombreggiando la parte destra, si vedrà un carro tirato da quattro spiritosi e leggeri cavalli, sopra quello sederà Apollo, che risplendendo di chiarissima luce, illuminerà tutta la composizione […]”. La realizzazione in dimensioni reali spettava poi agli stessi pittori che davano vita alle cenografie che, all’epoca, erano tutte dipinte e non costruite come oggi.
I sipari, come anche le scenografie, venivano arrotolati dall’alto su lunghi legni poiché in alto non ci sarebbe stato lo spazio per issarli srotolati. Insieme al fumo delle lampade in sala e alla
polvere, la curvatura della tela determinava il loro progressivo deterioramento e la necessità del rinnovo, che seguiva anche la trasformazione del gusto e delle mode.