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le risorse e l'importanza di uno scenario di colore-luce.
Del resto è dello stesso 1900 la rivelazione del teatro
giapponese di Sada Jacco e Kawatani all'Exposition Univer-
selle di Parigi, dove il colore disse la sua parola più
alta e più entusiasmante.
Non è questa l'occasione per rivedere analitica-
mente gli anni di attività dei Balletti Russi che pure co-
stituiscono il diretto precedente a cui si richiama il ten-
tativo italiano di aggiornamento della scenografia dipinta
tradizionale nell'ambito dell'opera e del balletto: si può
tuttavia cercare di stringere dei rapporti, di seguire
il mutare di un gusto.
Inteso in senso largamente comprensivo il termine
"impressionista" per il primo periodo dei Balletti di
Diaghiley non è un'etichetta sbagliata. Bakst e Benois,
insieme a Rerich, Sudeikin, Golovin ed altri ne sono i
campioni. A loro è dovuta quella "fanfare des costumes et
des dançes" che risuono, per una Parigi esterrefatta
e plaudente (52), dalle Danze del Principe Igor di
Borodin
(Rerich 1909), in cui, tra una steppa squallida e un cielo
giallo e grigio raggiunto da lunghe fumate, donne vestite
di seta scura a pennellate di rosso e di blù erano trascina-
(52)"Les guerres balcaniques mirent à la mode les violentes
harmonies des folklore de l'Europe centrale au moment
où la troupe de Diaghilev faisait trionpher sur la
scène cette imagerie slave". R.Cognat op.cit. pag.31.