Alla fine del Seicento si sviluppa un filone pittorico dedicato alla rappresentazione di situazioni estreme, legate a sconvolgimenti degli elementi naturali. Il Lissandrino e i suoi collaboratori dedicarono al genere molte opere, legate in particolare agli scenari marini e scegliendo come protagonisti figure umili, del popolo. In queste opere, i soggetti umani ricoprono la stessa importanza dei fondali naturali: le sagome sono robuste e le loro povere cose sono rappresentate nel dettaglio, così come con accuratezza sono resi i moti dell’acqua. Gli studi hanno permesso di riconoscere nella figura di Antonio Francesco Peruzzini il collaboratore di Magnasco per questo dipinto.