Ensamble Studio presenta due diverse proposte per altrettanti contesti. La prima riguarda la moltiplicazione verticale del territorio urbano per sconfiggere l’avidità del mercato immobiliare. Se la città è un magnete che continua ad attrarre abitanti e il territorio urbano è insufficiente, Ensamble cerca di cambiare le carte in tavola per evitare che il mercato sfrutti tale scarsità a proprio vantaggio. L’idea è quella di creare una struttura in grado di sostenere più volte un dato lotto, o uno spazio pubblico, e sviluppare un sistema di circolazione verticale, consentendo alle forze operanti in città di avere a disposizione un’area di maggiore estensione per ospitare la gente.
All’altra estremità dello spettro, si tende ad associare il paesaggio alla qualità della vita. La città è un “male necessario”, ma, potendo scegliere, la maggior parte delle persone preferirebbe trascorrere il proprio tempo nella natura. Tuttavia, nel momento in cui si cerca di creare le condizioni per addomesticare e usare questo spazio, si rischia di distruggerne il potere e la purezza. La proposta prevede la possibilità di “coltivare” l’architettura, vale a dire di modellare le strutture attraverso la natura stessa. Scavare il terreno, usare il suolo come cassaforma: un’operazione in cui è necessario essere disponibili a rinunciare al controllo, lasciando che la natura segua la propria logica. È una soluzione in cui le forme e le finiture sono più vicine al paesaggio che all’architettura, con la possibilità di farsi testimoni dell’abitare umano anziché dello sfruttamento.
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