Essere nato nel luogo che diede i natali al massimo poeta latino ed abitare in una città illustre per storia e passato significa essere circondato da un’eredità il cui peso è difficile da gestire. Resmi fu artista della povertà, ritraendo spesso vedute spoglie, talvolta tempestose, in cui appare il celebre profilo di Mantova sui laghi. Questo è il caso dell’opera che qui vediamo, animata da un patetismo difficile eppure sincero. I tronchi degli alberi ricordano persone disperate che, nel lungo inverno padano, qui prossimo alla fine, alzano le braccia in un gesto primitivo e dolente. Il dipinto, chiamato talvolta Palude e datato 1928, mostra in grande lontananza la cupola di Sant’Andrea, le torri, il campanile. Il lago sembra ridursi ad una pozzanghera in cui nulla riesce a specchiarsi. Eppure, è proprio questa striscia biancastra a regalare tono e intensità alla composizione, come se una magica barriera separasse la campagna dalle abitazioni antiche. Il terreno è già verde, per una primavera che forse arriverà, ma che ancora non si manifesta appieno.