Il video presentato è la declinazione di un progetto più ampio intrapreso durante il periodo del lockdown e consiste in una documentazione giornaliera della solitudine nell’individuo. Oltrepassare gli automatismi e i tradizionali schemi del vivere quotidiano, come la frenesia, la velocità e la conseguente noncuranza verso il sè, fisico ed emotivo, mi ha aiutato a riflettere sulla preesistenza del corpo nel mondo e su come certi affetti o proiezioni delle mente umana debbano andare di pari passo alle nozioni di spazio e tempo. Ciò che, infatti, la lentezza dell’attesa mi ha fatto comprendere è che se io non esistessi, non esisterebbe neanche quella nozione di tempo che tanto influenza la mia vita e la mia mente, spesso anche in modo negativo. Percepire la lentezza degli eventi e rivalutare lo spazio già conosciuto come nuova esplorazione sono diventati gli strumenti necessari ad una determinazione di me e del mondo circostante.