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Taci, anzi parla, Oggetto 432

Carla Lonzi[1977 - 1978 ca.]

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Stesura dattiloscritta con note manoscritte del testo (inizia da p. 154; mancano le pagine finali); appunti con indicazioni per modifiche o correzioni.

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  • Titolo: Taci, anzi parla, Oggetto 432
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: [1977 - 1978 ca.]
  • Trascrizione:
    e avevo provato un certo pathos nel capire e perciò rivivere l'aliena- zione, ma anche la tappa di salvazione dallo stato di natura al lin- guaggio. Una certa antipatia mista a attrazione per Lacan su cosa si basava? Ho visto prima una sua caricatura di una sua fotografia, e mi era sembrato "arido", superficiale, mediato al massimo. E poi vec- chio. Anche mio padre adesso è vecchio. Sento che lotta con la morte, e la morte avanza. Stanotte ho sognato mio nonno. Sono con il nonno, travolta da un'emozione indescrivibile, ab abbrac- cio, mi stringo a lui, gli dico con immensa effusione "ti voglio tanto bene, nonno, nonnino, ti amo tanto", non riuscivo a staccarmi e ero con pletamatte felice. Il sogno aveva un suo corso che non ricordo, ricordo solo la mia smi- surata passione per il nonno e il desiderio che mi legava a lui e che io esprimevo abbracciandolo. Ogni tanto provo nel sogno questi traspor- ti irresistibili, indicibili, che non esistono nella vita adulta, e che perciò sono sensazioni dell'amore edipico e danno la misura di ciò che era la libido parentale e del sacrificio compiuto. Mi sembra signifi- cativo il fatto che questo nonno era il padre di mia madre, quindi contiene in sè anche l'immagine di mia madre? Comunque era il nonno, ma non posso escludere in lui anche l'impronta di mio padre e persi- no di Pietro. Da ragazzina ho ptovato questo amore per Suor M. Paola, e poi in seguito per qualcuno, uomo, ma più come fantasia che nella real- tà, comunque non ricordo di aver avuto la forza o la fiducia di espi- merlo, mentre a Suor M. Paola si. Fallo = "significante insostituibile del tratto d'unione possibile con la completezza". (A. Riflet-Lemaire "Introduzione a J.Lacan", Astro- labio, 1970, p.168) "Queste grandi svolte della vita corrispondono in Lacan ai tre momenti fondamentali della Castrazione: 1) la nascita; 2) il complesso di ca- strazione propriamente detto nell'Edipo - accesso al linguaggio; e 3) l'alienazione del soggetto nel verbo"* (p.168) "Dunque, la divisione alienante dell'uomo è semplicemente un fatto di natura umana, dato che ciò che lo divide è anche ciò che lo rende uomo."(p.169) Ci può essere nel conscio e nell'inconscio una inscrizione completamen- te differente di un medesimo significante." (Lacan, p.169) Avevo avuto questa intuizione un paio di giomi fa a proposito del si- gnificante "padre" (qui la Riflet-Lemaire fa lo stesso esempio tratto dalla fobia del piccolo Hans di Freud) e del significante "pene" (o fallo). Una prova del valore alienante del linguaggio la posso trovare nel fat- to che i primi tentativi di espressione fatti da piccola li ricordavo come "noiose correttezze", cioè convenzionalità, mentre rileggendole adesso le trovo soddisfacenti in quella storia di me che è ormai sto- ria della mia espressione. Anch'io avevo avvertito l'alienazione del "cogito, ergo sum"Leclaire "...il fallo è il significante dell'identità impossibile." (op.cit. 81849
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  • Note: Dattiloscritto utilizzato per la pubblicazione di: Carla Lonzi, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, postfazione di Annarosa Buttarelli, Et al., Milano 2010.
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