Pablo Picasso aveva compiuto la prima visita presso il laboratorio ceramico Madoura a Vallauris nel 1936, in compagnia del poeta Paul Eluard: rimanendo affascinato dalla lavorazione della ceramica, portata avanti dai coniugi Suzanne e Georges Ramié, che stavano tentando di apportare un rinnovamento alla produzione tradizionale. A partire dal 1946 Picasso comincia a lavorare a Vallauris, interessandosi a tutto il procedimento di creazione delle opere in terracotta, dal disegno, alla progettazione delle forme, fino alla decorazione finale. L’artista non si occupava però dell’operazione di tornitura, che veniva compiuta da altri su sue indicazioni. Nel caso di Taureau ci si trova di fronte ad una produzione seriale, realizzata in cento pezzi nel 1955, quello della collezione Vismara è l’ottantaduesimo.
La forma è quella di una giara a corpo rotondo con il collo alto e stretto ed un’unica ansa, decorata ad ingobbio – un sottile strato di terra applicato prima della cottura – in nero, giallo e celeste con il disegno di un toro. La forma del toro ben si adatta a quella del contenitore, Picasso sfrutta la superficie curva della giara e le sue caratteristiche per farle corrispondere a quelle del disegno: la coda si identifica con l’ansa, il globo è il corpo massiccio del toro stesso, mentre sul collo del vaso è posto l’elemento delle banderillas. La presenza delle aste munite di bandierine con cui il toro è infilzato durante le corride vuole indicare che l’iconografia a cui si ispira l’opera è quella della tauromachia. Nonostante la giara non sia pensata come pezzo unico, Picasso mostra una grande attenzione per la decorazione andando ad arricchire la componente funzionale dell’oggetto.
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