L’architetto ha preso le mosse mettendo in discussione il bando di concorso per il Museo del clima di Lleida, svoltosi nel 2008, in cui un contenitore (museo / edificio) con una temperatura stabile per tutto l’anno (tra i 18 e i 24 °C) avrebbe dovuto comunicare un contenuto (il clima) in una serie di sale. Al sindaco (pubblico promotore del progetto) è stato controproposto di mettere il clima stesso al centro del progetto, lavorando con i quattro elementi naturali e dissolvendo i limiti del contenitore. La condizione artificiale della costruzione è stata rimodulata e integrata con l’ambiente; in questo modo l’area operativa è stata quasi raddoppiata e, ottimizzando i movimenti terra e le attività di cantiere, è stato costruito un parco come parte integrante del museo. Grazie a questo cambiamento concettuale (trasformare il contenitore nel contenuto) e la conseguente eliminazione dei sistemi di controllo del clima artificiale, il budget per la costruzione è stato ridotto della metà.
Ma questa dissoluzione del museo inteso come la classica scatola-contenitore non significa affatto una dissoluzione della qualità fisica dell’architettura. Al contrario, la realtà materiale del progetto è estremamente evidente. I materiali più semplici, addirittura ordinari, vengono usati in modo tale da trasformare la costruzione in qualcosa che non è solo forma, ma sostanza. Barre di ferro, mattoni, cemento, sono elementi allo stesso tempo forti e delicati. Il modo in cui i mattoni perforati permettono allo sguardo (oltre che all’aria e alla temperatura) di passare attraverso il muro quando si è perpendicolari ad esso (etereo) e diventano una massa non appena lo si guarda di lato (opaco), o il modo in cui le barre di ferro sono leggere e solide, fungendo da sostegno per il fogliame e da recinzione, rende l’edificio allo stesso tempo molto fisico e astratto, qualcosa di raramente raggiunto in architettura.