Wangechi Mutu
Nata a Nairobi, Kenya, nel 1972.
Vive e lavora a Brooklyn, New York, USA .
Le sculture, i collage e i video di Wangechi Mutu, mescolando fantasia e orrore, sogni e desideri, meditano su temi che ruotano intorno al colonialismo, alla pornografia e all’appropriazione del corpo delle donne nere. Mutu abitualmente ricava il materiale da riviste di moda, pubblicità di prodotti di bellezza e immagini pornografiche; poi, con mano esperta, raccoglie tutti i frammenti trasformandoli in nuove forme figurative che appartengono contemporaneamente alla fantascienza e all’antica mitologia. La composizione dei suoi primi collage era molto meno densa: sfondi bianchi e vuoti circondavano figure femminili strane, sproporzionate, composte da parti frammentate di corpi e accessori alla moda. Spesso l’artista combinava modelli di razza diversa per formare degli ibridi etnicamente ambigui o “globali”.
Nel corso del tempo le figure femminili di Mutu si sono fatte più dinamiche e hanno cominciato ad avere un aspetto spaventoso, potente e stranamente provocatorio. I corpi sono distesi, o contorti, su composizioni cariche di altri elementi a collage: carta metallica, rafia, lustrini e immagini di motori; maschere e animali fluttuano su sfondi lussureggianti di vernice diluita o spruzzata su Mylar.
Per la verità le opere di Mutu hanno un chiaro precedente dadaista, che permea i cambiamenti di dimensioni e la frammentazione anatomica delle sue opere, e determina da parte dell’artista l’utilizzo di componenti meccaniche simili a forme organiche o biologiche. In questa struttura Mutu integra nuove preoccupazioni, che si possono applicare al mondo globalizzato nel quale opera, e commenti su temi come l’ibridazione, l’appropriazione culturale, la rappresentazione dei corpi africani come esotici, tuttora attuale in contesti sia coloniali che postcoloniali. I suoi collage testimoniano una soggettività frammentata, globale, che è insieme stupenda e violenta nella sua assoluta molteplicità.
In occasione della retrospettiva a lei dedicata al Brooklyn Museum, Mutu ha presentato il suo primo corto di animazione, The End of Eating Everything, aveva come protagonista la cantautrice americana Santigold nelle vesti di un personaggio simile a Medusa che esplora un paesaggio desolato e inquinato. Il film si concentra soprattutto sul consumo: della terra, delle risorse economiche globali e, forse, anche della cultura nell’odierno mondo dell’arte dominato dalle leggi del mercato. Un nuovo video a tre canali, The End of Carrying the Whole World (2015), verrà presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia insieme alla scultura a questo collegata, She’s Got the Whole World in Her Hands (2015). Qui Mutu mette in campo un’iconografia di Sisifo, ampliando i temi degli sforzi incessanti e futili e trasformandoli nelle fantasie post-apocalittiche dei film del passato.
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