Gonçalo Mabunda
Nato a Maputo, Mozambico, nel 1975.
Vive e lavora a Maputo.
Gonçalo Mabunda è uno scultore che usa vari media e la cui opera esamina la memoria collettiva di una nazione che si sta riprendendo dopo decenni di conflitti. Con grande abilità, crea maschere, troni e figure a partire dalle macerie della guerra – AK-47, pistole e accessori militari sequestrati –, che costituiscono la base delle sue opere molto particolari.
Solo due anni dopo che il Mozambico aveva ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel 1975, a seguito di un’insurrezione durata dieci anni, la nuova nazione entrò in una guerra civile durata sedici anni. Quando la guerra finì, nel 1992, alcune organizzazioni umanitarie lanciarono un’iniziativa per raccogliere e disinnescare le armi disseminate nei campi. Spesso Mabunda ricava i materiali per le opere proprio da queste raccolte, smontando e fondendo le parti in forme nuove, influenzate da motivi che possono identificarsi con quelli dell’arte tradizionale. Per quanto virtuosistiche, queste nuove forme non nascondono le violente storie che le hanno generate: gli spettatori possono facilmente distinguere i resti delle cinture con le munizioni e i bossoli che compongono le sue maschere, o i lanciarazzi che fanno da base per i suoi maestosi troni. La scelta di fondere le armi con l’arte riporta inoltre l’attenzione sulla contemporaneità della conquista imperiale e l’importazione turistica di manufatti africani nel mondo occidentale.
Le opere di Mabunda sono inoltre un commento sull’attuale stato di declino dell’Africa postcoloniale: postulano il rapporto tra l’abilità dittatoriale – simboleggiata dai troni tradizionali – e la disparità economica. I titoli delle opere di Mabunda sono spesso lirici e ambigui, e quelli scelti per la Biennale di Venezia 2015 proiettano un senso idealistico di progresso e modernità. The Knowledge Throne, The Throne That Never Stops in Time e The Throne of Non-Slavery (tutti del 2014) mettono in evidenza il contrasto fra una visione utopistica del futuro e i materiali arrugginiti e impotenti con cui sono realizzati.
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