Sarah Sze
Nata a Boston, USA , nel 1969.
Vive e lavora a New York, USA .
Il metodo di lavoro basato sull’improvvisazione di Sarah Sze rivela i suoi precedenti studi di pittura. Le sue installazioni scultoree site-specific mostrano ciò che Tabish Khan, scrivendo per “The Londonist”, ha descritto come il “tema della fragilità della vita e del mondo naturale che ci circonda”. Realizzate accumulando e sottraendo pezzetti di materiali organici e artificiali, le sue composizioni raggiungono la monumentalità con il posizionamento accurato delle loro parti costitutive. Attraverso le sculture, l’artista esplora i modi in cui la materia del mondo acquista significato. A questo scopo, ricorre a prodotti di consumo ordinari con un basso valore intrinseco – ritagli di carta, lacci, rametti – che combina poeticamente con delicati oggetti fatti a mano. Inserendo articoli ritrovati, stabilisce un rapporto con il sito dell’opera. Articoli usati già in precedenti installazioni, pero, acquisiscono significati diversi nel momento in cui attraversano dei contesti culturali. Sfumando le linee che separano oggetti ritrovati e oggetti realizzati appositamente, Sze solleva l’interrogativo sul dove cominciano e dove terminano le sue opere. Tale effetto è rafforzato dallo spazio che l’artista lascia nella sua opera agli elementi naturali: uno spazio che permette all’ambiente di appropriarsi gradualmente dei lavori. Questo processo, che è allo stesso tempo di decadimento e di crescita, evidenzia il legame tra il valore di un oggetto e la sua durata.
L’installazione Landscape for an Event Suspended Indefinitely (2015) al Giardino delle Vergini dell’Arsenale è un immaginario sito archeologico, il giardino di un ex convento. Offrendo varie vedute, l’opera indirizza lo sguardo del visitatore verso una traiettoria che alterna ampie panoramiche a dettagli. Gli oggetti scultorei sparsi, che indicano le tracce dell’attività umana nel passato vicino e remoto, portano i visitatori a scoprire i molteplici strati di reperti finché passeggiano nel giardino. Laddove le piante e il terreno si fondono progressivamente con le sculture, un lavabo e alcuni strumenti di lavoro restano gli unici segni dell’attività dell’artista