Questo dipinto è rimasto a lungo sconosciuto: Faruffini non lo espose mai in vita, né lo citò nelle sue lettere, come se si trattasse di un’opera riconducibile esclusivamente alla sfera privata. Anche la sua datazione è incerta, privo com’è di bibliografia coeva; tuttavia la ricorrenza di certi soggetti femminili nella produzione grafica dell’artista lo collocano attorno al 1865. Questa è la data che compare su un’acquaforte con il titolo di «Clara» che, seppure con lievi varianti, presenta una straordinaria somiglianza col dipinto.
La donna ritratta si ispira ad un personaggio letterario, quella Clara del romanzo “Fosca” di Iginio Ugo Tarchetti (1869). L’immagine ha un aspetto moderno per il taglio ravvicinato e quasi fotografico e per il soggetto, spregiudicato e raffinato al tempo stesso: Clara è di spalle e legge un libro seduta su un divano rosso, davanti a un tavolino ricolmo di volumi disordinati, con la sigaretta accesa tenuta tra le dita. Nello stile pittorico si alternano l’influsso romantico con i nuovi influssi della felice stagione della scapigliatura milanese: le delicate velature dell’incarnato, continuità della tradizione romantica, si trasformano in rapidi e sicuri tocchi di colore nella natura morta con i libri poggiati sul ripiano e la viola del pensiero immersa nel bicchiere d’acqua.
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